«Deluso». Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, polemizza con la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che annuncia un rialzo dei tassi d’interesse a luglio.
Secondo lei così si rischia la recessione?
«Serve prudenza. Non capisco perché annunciare così in anticipo un aumento dei tassi. È un vizio della Bce, che non aiuta i mercati e l’economia. Credo di non essere il solo a pensarla così, il governatore della Banca d’Italia e il presidente dell’Abi hanno sempre criticato gli annunzi anzitempo».
E il suo giudizio sulla decisione?
«Ho grande rispetto per la Bce, che è libera di fare ciò che ritiene più opportuno, ma io posso dire che questa misura avrebbe un impatto negativo sull’Italia, che soffre di un’inflazione esogena, indotta da fuori e ha bisogno di crescere, non che si affossi l’economia reale, si affatichino le famiglie con mutui che crescono, si blocchino gli investimenti per il costo del denaro alto. Così ci sia avvia verso una fase di stagnazione o addirittura di recessione».
Ci spieghi meglio perché la nostra inflazione viene dall’esterno.
«L’inflazione nella zona dell’euro è provocata soprattutto da fattori esterni all’economia europea, come l’aumento del prezzo dell’energia o delle materie prime. In questa fase siamo di fronte ad un rallentamento economico già evidente nell’Unione, soprattutto in Germania, entrata in recessione. I dati negativi dell’industria italiana negli ultimi 2 mesi, evidenziati da Confindustria questa settimana, sono dovuti innanzitutto alla gelata tedesca: consideriamo che questo Paese è il numero 1 per nostro export. Non aiuta quindi un aumento continuo dei tassi che rischia di portarci in recessione: bisogna bilanciare lotta all’inflazione e rischio recessione».
Per altri Paesi questo strumento può essere positivo?
«L’inflazione ad esempio americana è endogena, viene dall’interno e il discorso cambia. Per noi l’effetto è contrario, quindi economicamente sbagliato. Non possiamo vivere con l’ ossessione di Weimar, il complesso dell’instabilità finanziaria, temendo la grande crisi con l’inflazione che portò alla crisi della Germania...».
Alla Bce quest’ossessione ce l’hanno, secondo lei...
«Evidentemente. Non è la prima volta che ho contrasti con Francoforte. Da presidente del parlamento europeo bloccai il Servizio di Vigilanza Bce, perché la responsabile voleva obbligare tutte le banche a vendere i crediti deteriorati, Npl, dopo una ispezione su una sola banca. Io sostenevo che poteva farlo solo con quella banca, non erga omnes, perché una decisione del genere sarebbe spettata al legislatore. Tutti mi diedero ragione, difendevo le competenze dell’europarlamento».
Che effetti può avere l’annuncio della Lagarde?
«Bloccare le iniziative degli imprenditori che non fanno investimenti per non chiedere soldi alle banche: qualcosa da evitare assolutamente.
E poi, i mutui a tasso variabile rischiano di essere insostenibili per le famiglie».
Tutto questo in un momento molto delicato per la guerra in Ucraina. Come interpreta la marcia interrotta verso Mosca della brigata Wagner?
«Come una crepa nel sistema di potere in Russia. Noi seguiamo gli eventi ma non interferiamo, confermiamo il sostegno all’Ucraina aggredita ma non siamo in guerra con la Russia. Lì ci sono 5300 italiani e il ministero degli Esteri monitora la situazione»
Quelle in Molise sono state le prime elezioni dopo la scomparsa di Berlusconi: che messaggio dà la clamorosa vittoria di Roberti?
«Segnala che Fi cresce, oltre ai suoi voti ci sono quelli di 2 liste collegate. È l’ultimo regalo di Berlusconi, una personalità così forte da continuare a guidarci anche dopo la scomparsa. È quello che fanno i grandi leader».
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