Berlino - Dimostranti violenti che lanciano pietre e bottiglie molotov, reparti antisommossa della polizia che intervengono con idranti e bombe fumogene, auto rovesciate e in fiamme, negozi devastati, barricate per le strade, gente che fugge impaurita, centinaia di feriti. Sembra di rivedere le stesse scene del G8 di Genova ripetute a Rostock, tranquilla cittadina della ex-Germania Est sulle rive del Baltico che ha la sfortuna di trovarsi ad appena 25 km da Heiligendamm, dove da mercoledì a venerdì si terrà un altro incontro degli otto Grandi che rischia di essere non meno drammatico di quello che si tenne nel 2001 in Italia.
A Heiligendamm, elegante centro di vacanze ai tempi del Kaiser, non si arriva. Possono arrivarci solo i potenti con le loro delegazioni, che si riuniranno in una zona circondata da un reticolato alto quattro metri e lungo oltre 20 chilometri. E così Rostock, per la sua vicinanza geografica, è stata scelta come luogo di raduno e di battaglia dai movimenti della contestazione: secondo le autorità 25mila persone, per gli organizzatori 80mila.
Ci sono tutti. I no global, gli ambientalisti, gli anarchici, gli autonomi, i pacifisti, le femministe, i terzomondisti, i movimenti per la difesa dei diritti umani, quelli che si battono contro la pena di morte e quelli che chiedono la fine dei G8 perché, dicono, è un’istituzione antidemocratica il cui potere è unicamente basato sulla ricchezza di chi ne fa parte. La polizia calcola che a quattro giorni dall’inizio del vertice a Rostock sono già arrivati centomila contestatori e altrettanti ne arriveranno nei prossimi giorni.
Numerosa la presenza degli italiani. C’è l’immancabile Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa social forum nel 2001, che oggi parteciperà a un seminario sui rapporti tra Africa e Unione Europea organizzato dalla Sinistra unitaria del Parlamento di Strasburgo, e c’è una fitta delegazione di Rifondazione comunista guidata dall’eurodeputato Roberto Musacchio, da Michele de Palma, della segreteria nazionale, e da Alfio Nicotra, portavoce del movimento no global di Rifondazione. Data l’affluenza, la polizia aveva dato per scontato che i contestatori avrebbero utilizzato il fine settimana per una prova generale delle dimostrazioni annunciate durante i giorni del G8 vero e proprio. Ma la stessa polizia, secondo quanto ha dichiarato il suo portavoce Axel Falkenberg, è rimasta sorpresa dalla violenza di certi gruppi.
La dimostrazione era incominciata in mattinata con un corteo di ottantamila dimostranti partito dal porto e diretto verso la Rathaus, il municipio. Cartelli e slogan contro la guerra in Irak e in Afghanistan, contro Bush per la sua opposizione a un accordo che riduca il surriscaldamento del pianeta, contro Putin per le violazioni dei diritti umani, contro tutti gli otto Grandi per lo scarso impegno nel combattere la fame nel mondo e i mali dell’Africa. Una dimostrazione pacifica fino a quando, nel primo pomeriggio, un gruppo di militanti dell’ultrasinistra, duemila secondo la polizia, ha scatenato azioni di vera e propria guerriglia urbana lanciando bottiglie incendiarie, sassi e petardi contro le forze dell’ordine.
Un attacco violento e concertato, che in alcuni momenti ha costretto la polizia a indietreggiare. La battaglia è durata alcune ore, e solo con l’intervento di idranti e lacrimogeni la polizia è riuscita a disperdere gli assalitori. Ma a duro prezzo: circa centocinquanta poliziotti sono rimasti feriti, alcuni dei quali in modo grave, 17 manifestanti sono stati arrestati. E ieri sera il centro di Rostock era irriconoscibile: carcasse di auto incendiate, vetrine in frantumi, detriti per le strade, gente che ha abbandonato la propria abitazione per paura di altri scontri. Insomma le stesse scene di sei anni fa a Genova.
Secondo le tv tedesche, i disordini sarebbero iniziati dopo che la polizia aveva bloccato un treno proveniente da Amburgo per impedire a un gruppo di autonomi di partecipare al corteo. Secondo il portavoce dei no global sarebbe stata invece la polizia ad attaccare per prima e senza alcun motivo.
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