«Immobiliare lombarda? Con la nostra Opas gli azionisti soddisfatti»

L’ad Marchionni risponde alle critiche sull’offerta che Fonsai ha lanciato sulla società controllata

da Milano

Fausto Marchionni riceve in un’ampia stanza con un grande plastico della fiera alle spalle. E i tre grattacieli, compreso quello «storto», sono in bella mostra. «Non sono un immobiliarista - dice subito l’ad di Fondiaria-Sai - e non sono un architetto. Dico solo che è stata una commissione a valutare il nostro progetto per la Fiera come il migliore. E se ci avessero chiesto di fare un palazzo ad Esse - scherza Marchionni - l’avremmo fatto anche così, pur di vincere».
Nel frattempo però lei diventa un po’ più immobiliarista e meno assicuratore. FonSai, infatti, ha lanciato un’Opas sulle minoranze di Immobiliare lombarda (IL) con il progetto di ritirarla dal listino. Sono in molti a brontolare per il prezzo giudicato poco generoso.
«La ratio di questa operazione è di tipo industriale. IL è una società immobiliare travestita da equity, e in questo momento è un assetto che non porta fortuna a nessuno. Se la nostra offerta dovesse andare a buon fine potremmo utilizzare gli immobili di questa società a copertura delle riserve di Fondiaria e Milano assicurazioni. I titoli di IL ballano in Borsa e invece utilizzare i suoi immobili a copertura delle riserve delle assicurazioni garantisce un allineamento che ha grande senso industriale».
Va bene per gli azionisti di Fondiaria e forse di Milano, meno per le minoranze di IL?
«Non è così. IL, secondo il suo piano industriale, fino al 2010 non avrebbe corrisposto dividendi. Partecipando alla nostra offerta si otterrebbero azioni di Milano assicurazioni che invece daranno un dividendo che manterremo a 34 centesimi. Inoltre ci sarà una maggiore liquidità. E poi la discesa in Borsa di IL (più del 50% dall’estate scorsa) non è detto che sia stata solo un effetto temporaneo. Insomma per un azionista di IL diventare socio di Milano può essere un affare».
Ma perché avete scelto proprio Banca Leonardo come advisor dell’operazione, visto che siete soci della banca di Braggiotti e dunque in conflitto di interessi?
«Banca Leonardo è l’unica banca che copriva con la sua ricerca IL. In realtà ce n’era anche un’altra, ma che poi non ha prodotto alcun report».
Se la vostra offerta dovesse andare in porto, come verranno spartiti gli immobili in portafoglio a IL?
«Saranno divisi in tre tranche. La gestione verrà conferita in una società consortile, forse due, che gode di benefici fiscali. Gli immobili in proprietà, per circa 750 milioni di euro di valore di libro, verranno invece attribuiti a Fondiaria e Milano come attivi a copertura delle riserve. E infine faremo una società, controllata al 51% da Fonsai, per il resto da Milano e da eventuali terzi soci (Heinz?), in cui confluiranno tutte le attività di sviluppo, tipo Citylife».
Qual è il valore delle due compagnie non quotate che nel vostro piano Fondiaria cederà a Milano?
«Lo decideranno i periti del Tribunale. Ciò che possiamo ora dire è che Fonsai potrebbe arrivare al 62-63% di Milano a fine operazione. I nostri azionisti hanno avuto soddisfazione dall’apporto che facemmo di Nuova Maa, così sarà anche questa volta».
Gli analisti, proprio di Banca Leonardo, sostengono che anche le minoranze di Milano Assicurazioni verranno penalizzate dall’operazione.
«Non è così. A Milano Ass. verranno conferiti immobili che rispetto al valore patrimoniale hanno uno sconto del 30%. Vuol dire un beneficio netto per la sola Milano di 40 milioni. Inoltre diventerà la terza compagnia danni in Italia. Le dimensioni oggi hanno importanza notevole perché la massa critica in crescita ci permetta di tenere a bada il peso dei costi».
In effetti il combined ratio della Fondiaria (che controlla Milano) è stato superiore alle previsioni, proprio per colpa dei costi?
«È così, anche se parliamo sempre di livelli di eccellenza. E poi si calcoli l’effetto della Bersani e gli ingenti investimenti che abbiamo sostenuto per la costituzione di Auto Presto e bene (che a regime ci darà un utile di 70 milioni) e per lo sviluppo della compagnia diretta Dialogo. Ci sono 40 milioni di costi non ripetibili».
Dove finirà la partecipazione che avete in Igli-Impregilo?
«Nei libri di Fondiaria e Milano».
A che punto è il bond perpetuo da 250 milioni?
«Stiamo concludendo, ci hanno proposto condizioni di tasso accettabili in questa fase dei mercati».
Avete il 2,04% delle Generali, perché non ve ne liberate e sciogliete gli incroci con un vostro competitor?
«Abbiamo 50 miliardi di riserve da coprire per i nostri assicurati. E Generali è un titolo solido e trasparente; uno dei pochi in Italia. Perché farne a meno?».


Se fosse così perché ambire al consiglio di Generali, come avete fatto nel passato?
«Lo trovavamo naturale, così come essere all’interno dei board di Rcs o Pirelli. Quando ci hanno detto che non sarebbe stato opportuno, non ne abbiamo fatto una tragedia».

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