Internet sicuro, così si proteggono i bambini

Alessandra Mussolini, presidente della Commissione infanzia: "Dobbiamo difendere i ragazzi dai rischi che corrono su web senza star loro addosso 24 ore su 24. Per questo può essere utile un software che ci avvisa al momento giusto"

Internet sicuro, così 
si proteggono i bambini

Milano - Da anni si occupa dei diritti dei più deboli: le donne, gli anziani e i bambini. Come presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia, Alessandra Mussolini è in prima fila nella battaglia per la sicurezza dei minori su internet. Il parlamento sta lavorando per fare terreno bruciato intorno agli "orchi telematici". L'obiettivo è quello di sensibilizzare i ragazzi, le scuole e soprattutto le famiglie. Ognuno deve fare la propria parte. E, ovviamente, lo Stato deve reprimere i reati. Uno di questi, il grooming, sta per essere introdotto nel nostro ordinamento. Navigare su internet fa parte, ormai, del vivere quotidiano. Ma si deve fare attenzione, i rischi sono dietro l'angolo. 

Onorevole, cosa bolle in pentola in materia di sicurezza dei minori su internet?
Nella Commissione infanzia stiamo facendo alcune indagini conoscitive volte a verificare i rischi che corrono ogni giorno i nostri ragazzi. Senza rendersene conto possono entrare in contatto con persone pericolose che entrano in chat, o sui social network, sotto falso nome. Poi stiamo per introdurre il reato di grooming, cioè l'adescamento on line di ragazzini.

Si sta cercando, quindi, di intensificare i controlli?
Non solo. Il problema, infatti, è quello di sapere bene come intervenire. Nell'ultimo caso di cronaca, quello dell'adescamento di una minorenne da parte di un attore, in provincia di Milano, l'intervento della polizia è stato possibile grazie all'opera di intelligence della mamma di quella ragazzina. Ma i genitori, purtroppo, non sempre riescono a farlo. Un semplice software può essere d'aiuto.

E' il caso di Clicksicuro...
Esatto. Con questo semplice programma riusciamo ad attivare un filtro che blocca i siti più pericolosi. Ma c'è un'altra novità importante. Il sistema ci avvisa con un sms sul telefonino se, ad esempio, nostro figlio sta navigando su certi siti. Noi adulti possiamo poi controllare e decidere cosa fare.

Lei controlla i suoi figli?
Sì, lo faccio, come molti genitori. Ma non si può vivere 24 ore su 24 addosso ai propri ragazzi. Perché è impossibile farlo ma, soprattutto, perché non è un buon sistema educativo.Bisogna dare fiducia e resaponsabilizzare i propri figli. Senza dimenticare di controllarli, ma con discrezione.

In parlamento su questi temi c'è un clima bipartisan?
Per fortuna sì. Stiamo lavorando insieme, maggioranza e opposizione, per trovare delle risposte adeguate ai rischi cui sono esposti i nostri ragazzi. 

Tempo fa si diceva che la tv era la nuova bambinaia. Oggi la nuova bambinaia è internet. E a causa del computer molti ragazzi si allontanano dal mondo reale...
E' così in effetti. Ma bisogna ricordarsi che c'è una differenza tra i bambini e gli adolescenti. Questi ultimi sono i più problematici. Si chiudono nella loro cameretta e chattano, sul pc, coi loro amici. Anche se vanno a casa di qualcuno c'è sempre un pc acceso. Ormai il computer è diventato un mediatore che unisce i giovani ma esclude, quasi del tutto, gli adulti. 

Perché sono troppo a digiuno di tecnologia?
Molti adulti sono tagliati fuori dalla tecologia. Magari un po' le stanno dietro, ma non sono al passo, non conoscono le ultime novità. Si perdono tra mille dettagli. E quindi restano tagliati fuori. Ma c'è anche un altro discorso da fare...

Quale sarebbe?
Spesso i nostri ragazzi parano con un codice tutto loro. Difficilissimo, per un genitore, capire cosa stanno dicendo o scrivendo.

Nei mesi scorsi lei ha polemizzato con l'onorevole Barbareschi sulla lotta alla pedofilia.

Ci può spiegare meglio?
Sono contraria alle giornate a favore o contro qualcosa. Barbareschi proponeva una giornata contro la pedofilia ed io, per coerenza, ho detto che non ero d'accordo. Secondo me la battaglia va fatta ogni giorno, non possiamo fare retorica per un giorno.

 

 

 

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