Adesso Fini corre ai ripari: "Si intervenga sulle scorte"

Il presidente della Camera, in una lettera a Repubblica, si appella al ministro Cancellieri per non "godere più di un 'privilegio legale'"

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini

Al centro del dibattito politico ancora la questione della scorta del presidente della Camera. Gianfranco Fini scrive una lettera a Repubblica e tenta la difesa, chiedendo al ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, di rivedere le norme che regolano le scorte concesse ai politici. Ora che la vicenda è finita al centro della bufera agostana, Fini se ne rende conto. Bisogna rivedere qualcosa. Urge correre ai ripari.

"È certo e incontestabile che nella organizzazione del servizio di scorta alla mia persona non ho avuto alcun ruolo". Fini lo mette in chiaro subito, a scanso di equivoci. Di questa storia dovete parlare con il Viminale. Lo sottolinea con forza, ora. Ma prima non è che del "meccanismo scorte" si fosse lamentato.

Il presidente della Camera se la prende un po' anche con la Cancellieri, che dopo un editoriale pubblicato ieri proprio su Repubblica aveva dichiarato di voler "rilanciare la battaglia sull'uso e l'abuso delle scorte". E allora Fini la sprona: "Lo faccia subito e non solo a parole".

Ma è scettico: "Dubito che possa riuscirvi" se "il mondo politico non saprà trarre da questa vicenda agostana l'occasione per uno scatto di reni".

In conclusione, Fini chiede "pubblicamente al ministro Cancellieri di intervenire subito, per consentirmi di non godere più di un 'privilegio legale'".

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