"La crisi in cui oggi ci si trova, è la più grave dal dopo-guerra". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei. "Oggi c'è una evidente condizione di paura e va fatta evolvere per uscirne migliorati, più forti spiritualmente e più attrezzati umanamente", ha sottolineato il presidente della Cei aggiungendo che "I giovani di oggi sono in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo del nostro Paese".
Il problema per il cardinale è che "dal mondo degli adulti e dalle loro organizzazioni, stenta ad emergere una disponibilità al riequilibrio delle risorse che sono in campo. È una strana congiuntura quella in cui ci troviamo: i padri, lottando, hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità riconosciute ai loro figli. Per questo, è ai giovani che va detta ancora una parola. Nonostante la precarietà che sta segnando la loro giovinezza, non possono rinunciare a costruirsi come persone stabili, interiormente solide, capaci di idealità e dunque resistenti alle sfide".
Per Bagnasco "solo una generale conversione di mentalità che comporti conseguenze vincolanti, ad esempio, sul fronte del fisco, di un reddito minimo, di un welfare partecipato, di un credito agibile, insomma di un civismo responsabile, può ricreare quel clima di fiducia che oggi sembra diradato o dissolto".
Per quanto riguardo la riforma del lavoro per la Cei "nella realtà odierna nessuno può pensare di preservare automaticamente delle rendite di posizione. Il modello economico perseguito lungo i decenni dal nostro Paese è stato ed è una prodigiosa combinazione tra famiglia, impresa, credito e comunità. È l'insieme che va reinterpretato e rilanciato, recuperando stima nelle imprese familiari e locali, a cominciare da quelle agricole e artigianali". Per Bagnasco ora la priorità assoluta è quella di creare lavoro: "Perchè questo accada - ha affermato il cardinale - è necessario che lo Stato e gli enti locali siano solventi e lungimiranti e gli istituti bancari non si chiudano in modo indiscriminato alle richieste di piccoli e medi imprenditori: non ogni ristrutturazione va valutata con diffidenza; è necessario considerare, caso per caso, situazioni e persone, l’onestà insieme all’affidabilità, e alla quota di controllabile rischio senza il quale non può darsi alcun salto nella crescita".
Per quanto riguarda la situazione generale dei partiti, la Cei chiede di approfittare del governo tecnico per
"rinnovare i partiti, tutti i partiti: non hanno alternativa se vogliono tornare ad essere via ordinaria della politica ed essere pronti - quando sarà - a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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