Quesito per i lettori (ma non solo): è giusto che un’università privata come la Bocconi non paghi l’Ici, quando i cittadini dovranno fare i conti con tassazioni lacrime e sangue, anche sulla prima casa? Mentre la giunta dei gabellieri Pisapia-Tabacci lavora di lima per definire i dettagli del bilancio di previsione 2013 che verrà approvato questa mattina in giunta, la blasonata università aspetta che la giustizia faccia il suo corso sul contenzioso aperto con il Comune di Milano per quattro anni di mancato pagamento dell’Ici sugli alloggi universitari. L’amministrazione arancione hafissato l’aliquota Imu allo 0,4%sulla prima casa e allo 0,8 per la seconda: una gabella che se terrorizza da mesi i cittadini non tange minimamente gli atenei, pubblici o privati poco importa, che godono delle esenzioni previste dalla legge 504 del 1992.
L’articolo 7 esonera dal pagamento dell’Ici tutti gli edifici adibiti a sede «con finalità istituzionali, assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali,ricreative e sportive». Così gli studentati universitari, statali o privati, che affittino a canoni agevolati o meno, godono di queste esenzioni. Qualche incertezza pesa sulla Bocconi: l’ateneo di via Sarfatti sta aspettando che la giustizia tributaria si esprima sul caso della residenza di via Spadolini, su cui è aperto un contenzioso con il Comune. Impossibile conoscere la data della sentenza della Cassazione che dovrebbe mettere la parola fine a un vicenda che dura da ben sette anni.L’università economica, guidata fino a poco tempo fa dal premier Mario Monti, non ha pagato (dal 2002 al 2006) l’imposta comunale sugli immobili per la casa dello studente di via Spadolini 12 così come per le altre 4 residenze (Bocconi, Arcobaleno, Javotte, Dubini). Il Comune, da parte sua, dopo il primo avviso di accertamento recapitato nel marzo 2008, ha continuato ad aggiornare le cartelle esattoriali portando il contenzioso a 600mila euro.
Il 22 dicembre il sindaco Pisapia ha firmato l’incarico all’avvocatura comunale per chiudere la questione, opponendosi alle due pronunce tributarie che finora hanno dato ragione all’ateneo, che vanta bilanci in perfetto ordine. La Bocconi,gode già dell’esenzione per la sede storica di via Sarfatti.
Lascia perplessi il fatto che dei 1.400 posti letto disponibili nelle 5 residenze per studenti, che vengono affittate da 3.150 euro a 7.650 l’anno a seconda delle fasce di reddito, non siano considerate strutture a scopo di lucro. Ampia la scelta: si va singole con bagno privato o in condivisione, tutte arredate con letto, scrivania, armadio, e tutti i comfort (frigo, cassaforte, aria condizionata e connessione internet) a stanze in appartamenti da quattro a monolocali. Altissima la domanda: dei 13.807 iscritti il 59,3% degli studenti del triennio arriva da fuori Regione, il 14,3% dalla Lombardia, il 10% sono stranieri, stessa percentuale di studenti provenienti da tutta Italia per il biennio, 12,8% dalla Lombardia, 11,4% dall’estero. Il parcheggio, l’accesso alla palestra, la mensa si pagano a parte, oltre alla retta universitaria chiaramente. Basta dare un’occhiata alle decine di cartelli «affittasi» che campeggiano nella bacheca per rendersi conto che gli alloggi per gli economisti in erba sono a prezzo di mercato: le stanze vanno dai 400 ai 750 euro spese incluse. Così come suona quanto meno strano che delle cinque case dello studente, che rientrano nella stessa esenzione, l’amministrazione si sia interessata solo a quella di via Spadolini.
«L’università Bocconi - la replica ufficiale- non ha versato l’Ici solo sugli edifici per i quali, ai sensi dell’art.7 D.Lgs. 504/92, ritiene di aver diritto all’esenzione. Il contenzioso in corso con il Comune di Milano riguarda, per gli anni 2002-2006, solo uno dei pensionati dell’università, peraltro in tutto e per tutto analogo agli altri.
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