In Borsa crolla TiMedia e vola Cairo

Telecom Italia Media, la società che ha venduto La7 a Urbano Cairo, è ieri crollata in Borsa, cedendo il 11,5% a 0,139 euro. Il giorno prima aveva ceduto il 6,5%: cumulando le perdite, rispetto a venerdì scorso il titolo ha ceduto il 18%, bruciando 45 milioni. Nello stesso tempo il titolo del presidente del Torino, Cairo Communication, è salito del 4 per cento. A occhio si potrebbe subito concludere che il mercato ha dato il suo verdetto: la cessione è stato un regalo del gruppo Telecom (che controlla TiMedia) al signor Cairo. E di sicuro i termini della cessione (Cairo ha offerto un milione per avere La7 con una dote di altri 88, quindi ne ha offerti «meno 87») possono indurre in questa direzione. Ma non è così: non sempre il mercato indovina i valori delle società. Mentre spesso manovra i prezzi di un titolo vicino a una grande operazione, magari scaricando le perdite sugli piccoli azionisti dell'ultima ora. Questo sembra un caso di questo tipo.

Per spiegare l'operazione bisogna fare una premessa necessaria: il titolo Ti Media, un anno fa, valeva più o meno i prezzi che sta raggiungendo in queste ore: intorno ai 14 centesimi. Si era impennato quando il gruppo Telecom annunciò l'intenzione di vendere La7, posizionandosi sopra quota 16 cent e negli ultimi giorni fino a 18 centesimi: tipico andamento speculativo. A quei valori il gruppo aveva una capitalizzazione di listino di 240-250 milioni. Che, sommata al debito di 260, formava una valutazione dell'attivo di 500 milioni, cifra tonda per comodità. Ma in quell'«attivo» cosa c'era dentro? Due cose: le tre reti di trasmissione dei segnali digitali corrispondenti alle altrettante frequenze in concessione (i cosiddetti multiplex); e La7 (tralasciamo per semplicità il 51% di Mtv). Ebbene, il valore dei multiplex è comunemente riconosciuto intorno ai 350 milioni. Il che significa che La7, secondo il mercato, valeva gli altri 150. E qui sta l'errore: come poteva essere questo il valore di un'azienda che brucia 100 milioni di cassa l'anno?

Non a caso tutte le offerte arrivate sul tavolo del direttore finanziario di Telecom Italia, Piergiorgio Peluso, implicavano per La7 un «avviamento negativo»: in altri termini erano minori di zero. Quella di Cairo, in particolare, era negativa per circa 88 milioni (l'imprenditore nel chiedeva 88 milioni per prendersi la tv di Mentana). E non cambiava molto nemmeno per Clessidra, la principale offerta concorrente, interessata però all'intera Ti Media: l'offerta valutava La7 un valore negativo inferiore di qualche decina di milione rispetto a Cairo. Questo è vero. Ma a quelle condizioni Telecom ha valutato più conveniente disfarsi della tv e tenersi i multiplex, che rendono una cinquantina di milioni l'anno. E ha scelto Cairo.

Mentre a proposito della mancata Opa su Ti Media (garantita da Clessidra), essa sarebbe avvenuta a un prezzo allineato alla valutazione del compratore, comunque inferiore a quelli attuali. Ora il mercato non sta facendo altro che aggiustare i prezzi di Ti Media, che già prima della cessione scontavano un valore di La7 irrealistico, alla luce del nuovo debito e del nuovo perimetro.
Twitter: @emmezak

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