DOMANDE & RISPOSTE

Giuseppe Calabrese, lei è sindaco delle Tremiti ed è anche rimasto l’unico amico di Gheddafi.
«Fino a poco tempo fa c’era la fila per conoscerlo, ora tutti fanno finta di non averlo mai sentito nominare».
Lo ha difeso nonostante la tragedia in Libia.
«Io non ho preso le difese di nessuno. Dico solo che in questo momento è sbagliato giudicare».
Perché?
«Il giudizio lo deve dare la storia».
Si sarà pure fatto una sua idea.
«Conosco Gheddafi da diversi anni e mi è parso una persona equilibrata».
Ma in Libia c’è una situazione drammatica, c’è una rivolta.
«È un Paese particolare, i libici sono solo due milioni, gli altri provengono da altri Stati africani».
E questo cosa vuol dire?
«Che sarebbe sbagliato dare giudizi affrettati».
Le notizie che arrivano da Tripoli sono tragiche.
«Ma non sono chiare. Ho sentito che anche il palazzo presidenziale è stato bombardato, tutto quello che sta accadendo mi meraviglia molto».
Allora davvero difende Gheddafi?
«Non sto difendendo nessuno: se ha sbagliato pagherà».
Come mai è diventato suo amico?
«La mia è una conoscenza istituzionale. Molti libici sono stati deportati nelle carceri di queste isole, io ho solo contribuito a rendere nota la tragedia di un popolo».
E Gheddafi quando lo ha incontrato?
«Più volte, in Italia e in Libia dove ho ricevuto un’importante onorificenza. E sa cos’ho visto laggiù? Due gigantografie: una di D’Alema e una di Berlusconi».


Il suo rapporto con Gheddafi le ha creato problemi politici: 7 consiglieri comunali su 12 si sono dimessi per protesta.
«Ma no, è tutta una messinscena».
L’amicizia con Gheddafi però è reale.
«Con lui ho sempre avuto un buon rapporto e non rinnego nulla».

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