Complice un inizio di giornata piuttosto soleggiato (ma la pioggia poi è arrivata, e anche il freddo) ieri pomeriggio a Milano la partecipazione all’ormai tradizionale corteo del sabato pro Palestina è stata davvero intensa, al punto che sembrava di essere tornati alle manifestazioni «No Vax» - che anche allora avevano cadenza settimanale- dell’inverno tra il 2020 e il 2021. A ingrossare le fila della protesta «per una Palestina libera, laica e socialista», come recitava un comunicato e partita da piazzale Loreto prima delle 15, sono arrivati Slai Cobas da tutto il nord Italia (cartelli di gruppi provenienti da Pavia, Alessandria e Bologna), i Centri sociali delle Marche, i Lavoratori Autorganizzati, il Partito Comunista dei Lavoratori, la Sinistra Anticapitalista, il Sindacato Generale di Classe (Sgc) e tante altre sigle, oltre a uno stuolo di studenti, passeggiatori del sabato pomeriggio e genitori con pargoli, monopattini e passeggini al seguito.
C’era persino l’ex deputato del Movimento Cinque Stelle Alessandro Di Battista, rimasto però a raccogliere firme sotto un gazebo giallo in piazza Argentina per promuovere con la sua associazione «Schierarsi» una legge di iniziativa popolare per il riconoscimento dello stato di Palestina.
Alla fine i partecipanti superavano le 15mila presenze (trai primi manifestanti in testa al corteo e gli ultimo c’è oltre un’ora di cammino), persone che hanno gridato e cantato a squarciagola senza farsi scoraggiare dalla pioggia nella Milano al culmine della settimana della moda, in un percorso che, nonostante il diniego della questura a passare attraverso piazza Duomo, si è snodato per circa sei chilometri, paralizzando il traffico e rendendo la viabilità ostica.
Nella folla di gente è stato così relativamente facile (e rapidissimo) per un gruppo di ragazzi, con il volto coperto da un passamontagna, staccarsi dal corteo e andare a colpire con pietre e sassi le vetrine di un supermercato di piazza Principessa Clotilde, in zona Porta Nuova. Un blitz durante il quale ai sassi si sono unite le uova e non si è potuto evitare che venisse distrutto il vetro posteriore di una pattuglia della polizia locale, danneggiate due vetture della Guardia di Finanza, una macchina del car sharing, mentre una vigilessa è stata colpita alla testa da un sasso ed è finita in ospedale per una ferita lieve.
In via Turati forse il momento più difficile di una manifestazione segnata da pochi momenti di vera tensione. Il Reparto mobile infatti si è schierato, inquadrato in assetto antisommossa come previsto dal dispositivo di sicurezza per l’ordine pubblico, contrapponendosi a un fitto lancio di oggetti (tra cui persino due ordigni esplosivi che però non si sono attivati) nelle vicinanze della sede del consolato americano, e costringendo così i manifestanti a retrocedere. Sempre in zona Repubblica alcuni antagonisti hanno bruciato una bandiera Usa e una israeliana.
Verso le 17 la testa del corteo - al grido di «Palestina libera» e «Stop al genocidio», ma anche trascinando sagome di Netanyahu, Meloni e Salvini coperte da mani insanguinate da vernice rossaha raggiunto largo Cairoli e il Castello Sforzesco. Lì la polizia ha impedito ancora una volta al gruppo antagonista, armato di fumogeni, di staccarsi e raggiungere il cuore della città.
Mentre Salvini, proprio alla vista di queste sagome, commentava sui social: «Predicano “pace“ ma diffondono odio e violenza accarezzando i terroristi di Hamas. Senza vergogna». Completamente privo di criticità di ordine pubblico, invece, il corteo organizzato per il secondo anno di guerra dalla Comunità Ucraina di Milano, al quale hanno partecipato circa tremila persone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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