Ora la toga rischia sanzioni E lui querela "il Giornale"

La Cassazione apre la pre istruttoria contro Esposito dopo l'intervista choc sulla condanna a Berlusconi. E lui nega: mai detto frasi minacciose contro il Cav

Ora la toga rischia sanzioni E lui querela "il Giornale"

Piovono nuove grane su Antonio Esposito, e questa volta si tratta di fuoco amico. L'ex pretore di Sapri, poi sbarcato dal porticciolo sul Tirreno alla Corte di Cassazione (ma che nella città del Cilento torna ancora in vacanza, o per firmare convenzioni a nome della scuola privata Ispi, di cui la moglie è rappresentante legale), è ancora una volta nella bufera.

Mentre ieri snocciolava l'ennesima smentita, negando di aver mai trinciato giudizi sommari sul Cav a una cena di un amico imprenditore in Calabria nell'agosto del 2011, sul suo capo si sono addensate altre nubi con la decisione della stessa Corte di Cassazione di avviare una preistruttoria sulla infausta intervista concessa al Mattino, nella quale il presidente della sezione feriale della Suprema corte ha anticipato le motivazioni della sentenza di condanna di Berlusconi nel processo per i diritti tv. Insomma, fatta salva la difesa d'ufficio di qualche irriducibile, la cortina di protezione intorno al magistrato comincia a mostrare qualche crepa. E dubbi vengono sollevati anche al di fuori del centrodestra.
La decisione di aprire la preistruttoria è stata presa dal procuratore generale della corte di Cassazione, Gianfranco Ciani, che ha affidato la pratica su Esposito all'Avvocato generale dello Stato Umberto Apice. Sarà dunque quest'ultimo a valutare se in quell'intervista concessa, negata come «manipolata» e poi confermata nei contenuti finiti in edicola grazie alla registrazione della conversazione con il giornalista del Mattino Antonio Manzo, siano ravvisabili gli estremi per avviare un vero e proprio procedimento disciplinare a carico dell'alto magistrato, per comportamento scorretto o per lesione del prestigio della magistratura.

Una volta di più, torna centrale ai fini dell'incolpazione di Esposito il file digitale dell'intervista in versione integrale, che la procura generale chiederà al quotidiano partenopeo di acquisire per valutare i contenuti. Il tutto, mentre Esposito continua a lavorare per la stessa Cassazione, dovendo scrivere - non chiacchierando al telefono - le motivazioni della sentenza di condanna di Berlusconi, proprio quelle per cui, dopo l'anticipazione a mezzo stampa, è finito sotto preistruttoria. Per lo stesso motivo, anche la Prima commissione del Csm si riunirà il prossimo 5 settembre per valutare l'esposto presentato sul «caso Esposito» da tre consiglieri laici in seguito alla contestata intervista al Mattino del giudice. Palazzo dei Marescialli dovrà occuparsi anche della richiesta di aprire una pratica a tutela del magistrato, richiesta giunta dallo stesso Esposito e ancora in attesa di essere messa in calendario. Il giudice reclama l'intervento dell'organo di autogoverno della magistratura in quanto si ritiene vittima di una campagna stampa, e probabilmente con la pratica a tutela, qualora venisse accolta, confida di poter in qualche modo riequilibrare la sua posizione di fronte al Csm. Ma la nuova iniziativa della Cassazione sposta ancora gli equilibri.

Intanto, come si diceva, il giudice Esposito s'è affrettato a smentire il racconto fatto al Giornale dall'imprenditore calabrese Massimo Castiello. Che ha riferito di una cena nella sua villa a San Nicola Arcella nel corso della quale, due anni fa, il giudice avrebbe espresso giudizi affatto lusinghieri nei confronti di Berlusconi, minacciando anche di fargli «un mazzo così». Il magistrato smentisce «nella maniera più categorica» la ricostruzione delle sue chiacchiere di quella serata, sostenendo dunque che «durante la cena cui si fa riferimento, non sono state da me pronunciate le espressioni (che, peraltro, non mi appartengono), riportate sia nel titolo che nell'articolo».

Immancabile arriva l'annuncio di una ennesima querela da parte della toga che si dice certa che i commensali presenti a casa di Castiello - tra i quali Franco Nero - «citati nelle competenti sedi giudiziarie che saranno adite, potranno, sicuramente, smentire che siano state mai pronunziate quelle espressioni».

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