Però, Grillo in the Sky è una sorpresa niente male. Uno spiazzamento. Una contraddizione, forse. Ma come? Il leader delle piazze, il comico più in auge tra gli elettori, la variabile impazzita dei sondaggi, il deus ex machina dello Tsunami Tour ha scelto un canale d'élite come la pay tv di Murdoch? Per l'occasione, il Tour torna a casa, il camper sarà parcheggiato in piazza De Ferrari, nella sua Genova e da lì, stasera alle 20,30 Beppe Grillo risponderà per mezz'ora alle domande che il ventisettenne Fabio Vitale gli porrà dagli studi romani di SkyTg24. Un'intervista one to one che verrà replicata in chiaro da Cielo (alle 21). Uno scooppone per l'emittente dello Squalo. Ma per il leader pentastellato? Evidentemente non devono essere i grandi ascolti la sua fissa. Ma l'inevitabile rimbalzo sui media, la cosiddetta viralità del messaggio. I suoi adepti conoscono già il programma.
Ora Grillo vuole allargare l'orizzonte e rastrellare consensi altrove, soprattutto tra i delusi del Pdl e della Lega (visto che a sinistra Ingroia e Vendola gli sbarrano la strada). Basta guardare la strategia degli ultimi giorni. La adunate nel Nord-Est degli artigiani e dei piccoli imprenditori, sacche del voto leghista. E le esternazioni dalla Val di Susa contro la magistratura «che fa paura». E contro De Benedetti, altro abituale nemico berlusconiano, che ha distrutto la Olivetti. Il malcapitato cameraman della Rai che era lì a riprendere il comizio è stato bruscamente allontanato con le seguenti, democratiche, motivazioni: «Perché la Rai devono essere tre? Ne basta una, le altre le vendiamo...».
In apparenza la scelta di Sky deriva dal disprezzo verso le altre emittenti. Soprattutto nei confronti dei conduttori di talk show, da Floris a Lerner, da Lucia Annunziata a Corrado Formigli, senza dimenticare Vespa e Santoro. Un anno fa nel suo blog li assimilò a dei «paguri bernardi» che vivono in simbiosi con «i politici di professione». Qualche giorno dopo ribadì il paragone faunistico. In pratica, i partiti morenti erano costretti a chiudere baracca e burattini ma, cambiando casa, dimenticavano nella vecchia i loro «animali domestici (pappagalli?)». Lì s'incrinò soprattutto il rapporto con Santoro che aveva sempre rilanciato le sue invettive anticasta. Non è bastata nemmeno la mediazione di Travaglio, rispettosissimo intervistatore del comico nella sua casa genovese, a ricucire lo strappo. Un mese fa in un suo editoriale, il conduttore di Servizio Pubblico l'aveva ribattezzato «Giuseppe generale Pound detto Grillo». Eppure, quando trapelò la notizia che lo Sciamano di M5S sarebbe rispuntato in tv, molti pensarono a una clamorosa riappacificazione. Secondo i siti specializzati era proprio Servizio Pubblico il talk show in pole position. Era la sua arena naturale, il luogo ideale per parlare al suo popolo e a confrontarsi con i giornalisti della sua area di riferimento. Sarebbe stato un altro match portatore di polemiche, visibilità e grandi ascolti. Vista la vacanza santoriana, di certo rivedibile in caso di ripensamenti, un'altra ipotesi assai gettonata era un'intervista con Enrico Mentana che anche giovedì scorso gli ha dedicato il suo Bersaglio mobile.
Invece no, Grillo in the Sky. Anzi, nel tg di Sky; e nemmeno in studio a farsi spogliare da Ilaria D'Amico. Ma un'intervista a distanza, collegato dal suo camper. Le regole le detta lui. Al leader Cinque Stelle interessa l'ambiente asettico e protetto del tg che lo segue dall'inizio del Tour. Meglio se l'interlocutore è un giornalista giovane. Il mattatore solitario teme il confronto. La sua forza è il monologo. Meglio, l'invettiva senza possibilità di contraddittorio. Così si può continuare a sparare su quei politici che l'accettano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.