Mario Monti lo ha detto chiaramente: il suo governo non vuol "tirare a campare". Angelino Alfano è d'accordo con lui: "O si fa una buona riforma o nessuna riforma". Del resto, secondo il segretario del Pdl è inutile "fare una riformetta, fra 5, fra 6, fra 7 mesi. Aspettiamo 12 mesi. Tra 12 mesi ci saranno le elezioni politiche: se vincerà la sinistra farà la sua riforma dettata dalla Cgil. Se, come penso, vinceremo noi faremo la nostra riforma proseguendo il cammino delle idee di Marco Biagi. Questo è il nostro progetto". Quindi se il governo "terrà duro, ci troverà accanto, altrimenti aspettiamo il 2013".
Se sul contenuto il Pdl è in linea con il governo, le critiche riguardano il metodo. Perché, infatti, tirare per le lunghe il negoziato con le parti sociali se poi il risultato non è un decreto, ma un disegno di legge aperto alle modifiche del Parlamento? "Se fosse stata una schedina sarebbe stato zero al Totocalcio. Non abbiamo il testo scritto, non abbiamo tempi certi, e lo sciopero della Cgil. Zero obiettivi centrati. Se un percorso lungo doveva essere l’epilogo, non valeva la pena fare un negoziato preliminare", sottolinea Alfano secondo cui così "ci troviamo con un disegno di legge che parte già da un compromesso, che sarà soggetto ad altri compromessi".
Anche sul tema spinoso dell'articolo 18 Alfano è tranquillo: "Noi ci sentiamo il partito del lavoro, delle assunzioni, mica dei licenziamenti. Gli imprenditori non hanno la fissazione dei licenziamenti, ma culturalmente l’idea di allargare le imprese.
Il paradosso normativo è che chi sembra difendere l’occupazione nel presente crea i presupposti per la disoccupazione futura". Tutte le scelte del Pdl saranno comunque oculate e basate su "una valutazione di impatto generazionale": "Una scelta sbagliata oggi avrebbe conseguenze fra dieci anni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.