Intesa, Sanpaolo e Capitalia scavalcano Unicredito

Faissola eletto con diciannove voti. Le richieste di Salvatori e l’eredità di Sella

Nicola Porro

da Milano

Ci sono due elementi significativi nella tornata elettorale per la successione di Sella: il viso scuro di Alessandro Profumo e l’uscita dal comitato esecutivo di Mazzotta e Faissola a braccetto. La partita è finita con i banchieri divisi sui numeri, ma con i due candidati più che fair nella loro contrapposizione.
Il comitato è stato introdotto dal saggio più autorevole. Gianni Bazoli, grande sponsor di Faissola, ha subito fatto presente di aver ricevuto diverse richieste per procedere al voto segreto. Procedura tutto sommato consueta. A quel punto Carlo Salvatori, accreditato di sei voti, troppo pochi per concorrere, ha chiesto ai due candidati una piccola presentazione. Prima Mazzotta e poi Faissola hanno raccontato principalmente i loro punti di vista sul futuro dell’associazione e sui rapporti con le istituzioni. Nessun colpo di teatro. A votazione in corso i due sono usciti: a braccetto appunto. E si sono dunque astenuti. E il presidente del collegio sindacale dell’Abi, Melazzini, ha iniziato la conta dei voti per i finalisti: 19 a 12 per Faissola. Mazzotta, secondo quanto è in grado di ricostruire il Giornale, si è portato a casa sette voti su nove delle banche Popolari. I due voti, di cui uno per delega, della Federcasse. Il voto di Luigi Abete e i due voti di Unicredito.
A questo punto è evidente che all’interno dell’Abi si pone una questione tra le grandi banche. Bazoli (Intesa) e Geronzi (Capitalia) hanno raggiunto un accordo che ha retto alla prova del voto. A loro si sono aggiunti i rappresentanti del Sanpaolo di Torino e l’uomo del Monte dei Paschi. Insomma l’Unicredit, la banca più internazionalizzata ed efficiente del sistema, si è trovata in clamorosa minoranza nella scelta del nuovo presidente dell’associazione che dovrebbe rappresentarla.
Si tratta di una pura questione di principio. Sarebbe infatti del tutto fuori luogo immaginare nel concreto la prossima presidenza di Faissola, come partigiana. Il banchiere ligure non ha mai nascosto la sua riluttanza ad accettare questo incarico. Il suo cuore resta vicino alle filiali. Gli azionisti gli hanno garantito che manterrà la guida operativa della banca. E chi in queste ultime settimane ha pensato di leggere in Faissola un mera propalazione di Bazoli sbaglia.


Come dimostra l’ultima e conclusiva intervista che Sella ha rilasciato al quotidiano della FreePress Metro, in cui si è magnificata l’istituzione dell’Ombudsman, i banchieri negli ultimi anni hanno affannosamente cercato di recuperare il distacco rispetto ai cittadini. Faissola ha davanti a sé un’eredità difficile: cercare di ridare peso alla categoria e riavvicinare le banche concretamente ai bisogni dei correntisti.

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