Italiani rapiti, preso il basista Li ha venduti per 22mila dollari

Preso uno dei responsabili del rapimento della coppia di italiani al confine fra Mauritania e Mali. Le forze di sicurezza mauritane hanno arrestato, lunedì notte, Abderrahman Ben Meddou, che fa parte di una tribù del Mali settentrionale dove si annidano i terroristi di Al Qaida del Maghreb islamico. La notizia è stata lanciata ieri dall’agenzia «Nuova Cina», che cita fonti della sicurezza locali. I cinesi stanno penetrando economicamente e politicamente in tutta l’Africa e i loro giornalisti, collegati al governo di Pechino, hanno sempre notizie fresche e di prima mano.
Ben Meddou è finito in manette a Kobenni, mentre cercava di lasciare il piccolo centro per raggiungere il Mali, distante pochi chilometri. Proprio a Kobenni erano stati visti, per l’ultima volta, Sergio Cicala e sua moglie Philomene Kabouree, originaria del Burkina Faso, ma con passaporto italiano. Secondo la sicurezza mauritana Ben Meddou ha confessato di aver svolto un ruolo di «sorveglianza e localizzazione» degli italiani. L’arrestato, portato via a bordo di un fuoristrada Toyota, dev’essere l’anello iniziale della catena. Probabilmente il basista dei tagliagole che hanno preso gli ostaggi per consegnarli ai terroristi di Al Qaida. Alcune tribù tuareg del nord del Mali fanno da manovalanza ai terroristi originari dell’Algeria. Lo stesso Ben Meddou ha ammesso che per il rapimento «avrebbe dovuto essere compensato con una somma equivalente a circa 22 mila dollari, da incassare al termine dell’operazione».
Gli ostaggi italiani sarebbero stati trasferiti subito verso il Mali. Per arrivare alle basi di Al Qaida devono compiere in fuoristrada un tragitto di 3-5 giorni attraverso una catena montuosa e il deserto. La Farnesina continua a mantenere il più stretto riserbo sul rapimento. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha confermato il suo viaggio in Mauritania l’11 e 12 gennaio, «già previsto, ma utile per lavorare da vicino su questa vicenda». Frattini ha aggiunto che si sta organizzando un coordinamento «con la Spagna impegnata da un mese e mezzo nella ricerca di tre loro cooperanti rapiti» sempre in Mauritania. Si sospetta che gli spagnoli siano stati portati in Mali e la stessa sorte toccherà alla coppia di italiani. Nel nord del Paese sono fra 300 ed 800 i terroristi di Al Qaida, ben armati ed equipaggiati, con basi nel deserto. Uno dei campi è stato individuato nell’area di Timbuktu, la principale città dell’area. Un’altra a Ouez Zouak al crocevia fra Mali, Niger ed Algeria. Nel marzo del 2008 è stato girato un video di due ostaggi austriaci in un campo di Al Qaida a 150 chilometri dalla cittadina di Kidal. Mali, Libia ed Algeria hanno unito le forze per dare la caccia ai terroristi. Gli americani aiutano attraverso il comando Africom, che contrasta Al Qaida dalla Mauritania alla Somalia. Nei mesi scorsi un nucleo dei corpi speciali Usa aveva eseguito un’esplorazione ne nord del paese. Poco tempo dopo le truppe del Mali hanno raso al suolo una base di Al Qaida uccidendo 26 terroristi. Però i comandanti del terrore, come Mokhtar Belmokhtar, specializzati nei rapimenti degli occidentali, continuano a farla franca. Il loro asso nella manica è la collaborazione con alcuni clan tuareg. Gli uomini del deserto hanno combattuto fino al 2008 contro il governo del Mali accusato di calpestare i loro diritti.

Dopo la tregua alcune tribù si sono rivoltate ad Al Qaida, ma i clan legati ai traffici di armi, droga e clandestini si sono messi al servizio dei terroristi, come il capobanda arrestato per il rapimento degli italiani.
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