Juve, Ferrara non molla E si gioca tutto a Bari

Il tecnico napoletano, sotto pressione e col morale a pezzi, si sfoga: "Meritiamo critiche costruttive, non altro. Tra un po’ rispedirò al mittente le cattiverie, ho aperto anch’io il libro nero. Non mi dimetto, il club è con me"

Juve, Ferrara non molla 
E si gioca tutto a Bari

Renzo Piano, che dello stadio San Nicola di Bari è il papà, lo ha soprannominato «Astronave» per la sua inconfondibile forma. Lì, stasera, Ciro Ferrara spera di (ri)prendere il volo in campionato con la sua Juve. In caso contrario, tutto potrebbe davvero accadere: anche che Blanc decida per il ribaltone alzando il telefono e chiamando Roberto Mancini. «Io non mi sento in bilico e non ho nessuna intenzione di dimettermi», ha detto ieri il tecnico bianconero. «Non ci penso proprio» ha poi aggiunto con un filo di voce. Le ferite aperte dalle sberle prese in Champions sono ancora aperte e bruciano. Maledettamente: «Il modo in cui siamo usciti fa male, ma più di tutto scoccia l'eliminazione. Questi però sono i momenti in cui gli uomini forti e intelligenti devono reagire, senza nascondersi. Bisogna avere coraggio». Forza e coraggio, direbbe qualcuno. «Le critiche vanno accettate. Non tutto torna, però: pur avendo vinto spesso a inizio stagione, si è parlato di quanto concedevamo ai nostri avversari. C'è chi critica costruttivamente e chi invece va sul pesante: è un gioco che non mi piace. Rimango tranquillo fino a quando non deciderò di rispedire al mittente certe accuse: il libro nero l'ho aperto da un po', lo ammetto. Se mi sento come Ranieri l'anno scorso? Passiamo a un'altra domanda, è meglio».

Nervi scoperti ieri alla Juve. Ciro Ferrara ha scoperto l’altra faccia della medaglia: addio alla simpatia napoletana, addio all'anti Mourinho, addio all’ironia, arma per difendersi dalle polemiche aggressive. E Juve obbligata a ripartire, in uno stadio che nel recente passato ha visto scorrere immagini storiche. La sera del 15 agosto 2006, per esempio, Buffon, Balzaretti, Birindelli, Legrottaglie, Chiellini, Marchionni, Paro, Giannichedda, Nedved, Zalayeta e Bojinov - con Deschamps in panchina - batterono in Coppa Italia il Martina Franca (3-0) nella prima partita della Juve post calciopoli: di lì a pochi giorni sarebbe stata serie B vera. Curiosamente, l'“astronave“ fu anche il teatro in cui Moggi versò lacrime vere, il 14 maggio sempre del 2006: «Mi hanno ucciso l'anima», disse Big Luciano nel tunnel degli spogliatoi del San Nicola dopo che la Juve di Capello aveva appena battuto la Reggina (2-0, in campo neutro) conquistando sul campo uno scudetto poi spazzato via da Guido Rossi. Erano i giorni delle intercettazioni telefoniche, di un intero sistema svergognato e di milioni di (non solo) juventini nel panico. «Vi chiederei la cortesia di non rivolgermi domande - esordì Moggi nella pancia del San Nicola - anche perché non ho più la voglia né la forza. Non ho più l'anima, me l'hanno uccisa. Domani mi dimetterò da direttore generale della Juventus, da stasera il mondo del calcio non è più il mio. Ora mi dedicherò a difendermi da tutte le cattiverie che sono state dette e fatte nei miei confronti». La Triade finiva in quell'esatto momento: Moggi, Giraudo e Bettega non avevano nemmeno assistito alla partita dalla tribuna, come era sempre accaduto nei dodici anni di vita vissuta insieme. Fine del tutto, prima ancora che ci fosse il processo e che la Juve fosse scaraventata in serie B.

Bari ha rappresentato però anche una tappa importante nella carriera di Alessandro Del Piero, capitano chiamato oggi - probabilmente al fianco di Trezeguet - a scandire una reazione orgogliosa. Tipo quello datato 18 febbraio 2001: la Juve batté 1-0 il Bari grazie a un suo acuto vero, dopo un periodo buio in cui poche giocate gli riuscivano sul campo anche a causa di una vicenda privata che non poteva non condizionarlo, la lunga malattia e la morte di papà Gino, onorata con una dedica struggente. Oggi, otto anni dopo, Del Piero riproverà una magia per aiutare la sua Juve a rialzarsi e magari anche a salvare la panchina dell’amico Ferrara: «Sento fortemente la stima della dirigenza e il loro apprezzamento per il mio lavoro», ha detto ieri il tecnico.

Più o meno le stesse parole pronunciate da Ranieri pochi giorni prima di essere cacciato. Se oggi arriveranno i tre punti, avranno un senso: altrimenti, apriti cielo, contestazione e mal di pancia, con chiusura di Vivono al popolo bianconero.

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