Krasic: «Io come Nedved» E domani arriva Aquilani

TorinoDi questo passo, Roy Hodgson si guadagnerà un perenne grazie da parte del popolo juventino: non male, per uno che ha allenato l'Inter. In tempi di vacche magre per tutti, il manager del Liverpool si è dimostrato il miglior amico della Signora: prima si è comprato Poulsen a 5,5 milioni (più 3,3 di stipendio), poi ha quasi spinto a Torino Alberto Aquilani. Ieri, l'ufficialità sul sito dei Reds: prestito di un anno, diritto di riscatto fissato a 16 milioni, due mensilità già pagate al giocatore che quindi costerà tre milioni e basta fino al prossimo giugno. La Juve sorride e vincola il tutto alle visite mediche che l'ex giallorosso effettuerà domani mattina: «Nell'ultimo anno ha giocato abbastanza - ha detto Del Neri -. Problemi fisici li hanno avuti tutti, ma ci si può anche riprendere. Di sicuro noi cerchiamo un giocatore che abbia caratteristiche diverse da quelli che abbiamo in rosa». Aquilani risponde perfettamente all'identikit: con lui, corna facendo, Marotta si augura di ripetere il colpo fatto con Cassano, prelevato in prestito dal Real Madrid quando più nessuno lo riteneva in grado di toccare livelli di eccellenza.
E se Aquilani domani potrebbe mettere la firma sul contratto, Milos Krasic lo ha già fatto ieri: quattro anni (1,8 per iniziare, poi a salire con ricchi premi: al Manchester City avrebbe guadagnato almeno un milione in più), maglia numero 27 (avrebbe voluto il 17, il numero che portava al Cska Mosca: a Torino però appartiene da un decennio a Trezeguet), zero parole in italiano ma la rabbia giusta: «Sono qui per vincere, voglio dimostrare di essere un giocatore importante per questa squadra. Ho avuto proposte dal Manchester City, dal Fenerbahce e da altre squadre ma, quando ho saputo della possibilità di venire in Italia, non ho avuto dubbi. I primi contatti con la Juve risalgono a più di due mesi fa e io mi sono subito fidato della società bianconera. Avevo solo paura che non trovassero l'accordo con il Cska Mosca». Cui andranno invece 15 milioni pagabili in tre anni. Nessun problema di ruolo: «Fascia destra o sinistra poco importa, ho giocato da entrambe le parti - spiega lui, da sempre ammiratore di Del Piero ma anche di Predrag Mijatovic, giustiziere della Juve nella finale della Coppa Campioni 1998 -. Io erede di Nedved? Lui è stato un Pallone d'oro e uno dei giocatori più forti al mondo, farò il possibile per cercare di raggiungere il suo livello».
Stasera, nel Trofeo Berlusconi, il quasi papà (lo diventerà tra un paio di mesi) Krasic non ci sarà: è volato prima a Mosca e poi a Belgrado per risolvere le ultime pratiche burocratiche. Tornerà a Torino martedì, in tempo per la sgambata pomeridiana a Villar Perosa e per il ritorno di Europa League di giovedì contro lo Sturm Graz. «Qualcosa faremo ancora in entrata e in uscita - ha poi spiegato Marotta -. Mancano un centrocampista e un difensore, possibilmente centrale, che abbia esperienza». Se poi dovesse partire uno tra Trezeguet e Iaquinta, caccia anche a un attaccante: magari a Giuseppe Rossi, altro (ex) baby che ha bisogno di rilancio.


Quanto al "Berlusconi" di stasera, Del Neri ha detto chiaramente che darà spazio «a chi ha bisogno di mettere minuti nelle gambe»: largo allora a Grygera, Legrottaglie, Melo, Martinez, Del Piero e al sempre più corrucciato Trezeguet, richiesto dal Saragozza.

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