L’INTERVISTA 4 CLAUDIO GENTILE

Va in bicicletta per tenersi in forma, Claudio Gentile. Le due ruote sono state il suo primo vero amore, «ma poi ho scelto il pallone perché era più economico: una bici da corsa costava un patrimonio, un pallone lo si trovava sempre». Non può lamentarsi, visto come è andata a finire: trionfi in serie con la Juventus e il titolo di campione del mondo nel 1982 francobollando gente come Maradona e Zico.
Partiamo da qui, visto che è stato appena celebrato il 25esimo anniversario del gol dell'argentino all'Inghilterra. Difensori saltati come birilli partendo da metà campo e palla in rete: contro l'Italia di Gentile sarebbe mai potuto accadere?
«No. Certi giocatori non possono essere marcati a zona, altrimenti parti da 0-2. Il brutto è che ormai non si insegna più a stare addosso all'uomo e, quando incontri fenomeni come Messi, non sai nemmeno da che parte cominciare».
Com’è il calcio italiano visto da fuori?
«Parlano e contano i risultati: siamo decaduti. E capisco che molti allenatori e giocatori siano titubanti nel venire qui. Con le squadre di club perdiamo ovunque e ai Mondiali abbiamo fatto una cattiva figura, anche se adesso con Prandelli si respira un’aria nuova. Ma è la qualità di base che non è granché. Qualche anno fa ci invidiavano tutti, adesso ci snobbano».
E la Juventus come la vede?
«Vale lo stesso discorso».
Si aspettava fosse già arrivato un giocatore in grado di ridare entusiasmo a una tifoseria depressa?
«Una volta la Juve aveva prestigio e la gente veniva di corsa. Adesso non più: tanti l'anno scorso hanno preferito restare dov’erano o scegliere altre squadre. Bisogna avere pazienza e lavorare senza proclami».
Secondo lei cosa serve ai bianconeri?
«Qualità, ovunque. Pirlo è ancora un superman, ma da solo non basta. Prima di tutto va rinforzata la difesa, cosa che dico da anni: i centrali adesso sono a posto, ma sulle fasce si sono visti disastri veri e propri. Poi, se arriva Aguero, si mette a posto anche l'attacco».
C’è il rischio di un ridimensionamento, adesso che quasi tutti i senatori hanno cambiato aria?
«In certi momenti devi intervenire alla radice. Chi ha fatto il suo tempo, deve farsi da parte. Poi tocca alla società non sbagliare più».
Il suo nome era tornato a galla quando Delneri era in difficoltà: c’è stata lo scorso inverno la possibilità concreta di vederla a bordo campo?
«Quest'anno no, avendo la società deciso di proteggere Delneri fino in fondo. La stagione scorsa sì, ma poi scelsero Zaccheroni».
Che squadra le è piaciuta di più nell’ultimo campionato?
«L’Udinese. E poi il Napoli. Il Milan ha vinto con grande concretezza, ma il calcio migliore lo hanno fatto vedere altri».
Un giocatore su tutti?
«Cavani. Ha un talento pazzesco e ampi margini di miglioramento. Se li sfrutterà tutti, diventerà un super».
L’Inter che non ha ancora deciso l'allenatore che effetto le fa?
«Mi lascia perplesso. Dopo Mourinho, non hanno saputo scegliere un degno sostituto. Con Benitez non è mai scattato il feeling giusto e anche la scelta di Leonardo presentava troppe incognite visto che arrivava dall'altra sponda.

Non avendo vinto il campionato, era normale che certe tensioni sarebbero venute a galla. Andava gestito meglio il tutto. Anche perché adesso i migliori si sono tutti accasati».
Potrebbe proporsi lei.
«Non mi sono mai saputo vendere e sono fatto a modo mio. Se qualcuno mi vuole, sono qui».

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