L'ad di Impregilo: "L’inceneritore di Acerra pronto in otto mesi"

Rubegni: "Il termovalorizzatore del tutto sicuro e uguale agli impianti tedeschi dove ora si brucia la spazzatura campana"

Milano - Alberto Rubegni è da poco meno di un anno l'amministratore delegato del gruppo Impregilo che nel 2000 si aggiudicò la gara per lo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. Dei due termovalorizzatori previsti, solo quello di Acerra è potuto partire, seppure in ritardo. Il secondo, previsto a Santa Maria La Fossa, è ancora fermo. I contratti furono quindi sciolti alla fine del 2005. Il gruppo, tra i leader mondiali nella realizzazione di grandi opere e nell'impiantistica ambientale, è stato coinvolto nell'inchiesta sui rifiuti promossa dalla procura di Napoli che ha portato nell'estate del 2006 al sequestro preventivo di 750 milioni di euro. Il provvedimento è stato poi annullato due mesi fa dalla Corte di cassazione. Oggi il gruppo è obbligato per legge ad operare per conto del Commissariato in attesa che venga individuato un nuovo affidatario.

A che punto è il termovalorizzatore di Acerra?
«La costruzione dell'impianto di Acerra è quasi ultimata, attualmente è pari a circa il 95%. I lavori sono iniziati con circa 4 anni di ritardo rispetto ai tempi contrattualmente previsti a causa dei ritardi autorizzativi».

Quanto tempo ci vorrà per terminarlo?
«Per ultimare la fase di costruzione occorrono circa 7/8mesi durante i quali occorrerà iniziare anche l'attività di avviamento dell'impianto, test, prove tecniche e verifiche che dovranno essere eseguite insieme al nuovo gestore che dovrà essere individuato».

Si può bruciare ad Acerra il Cdr attualmente stoccato?
«Certamente. Il Cdr stoccato non ha un contenuto chimico-merceologico diverso da quello previsto dalla normativa, ma può presentare esclusivamente un maggior contenuto di umidità. Non esiste pertanto alcun tipo di controindicazione tecnica o ambientale. L'impianto, realizzato dalla nostra società tedesca Fisia Babcock che ha già realizzato nel mondo oltre 500 impianti, ha un sistema di abbattimento delle emissioni e di depurazione dei fumi all'avanguardia che garantiscono valori di emissioni largamente inferiori ai limiti di legge. Da un punto di vista amministrativo inoltre il precedente governo con apposita ordinanza ha autorizzato l'impianto di Acerra a bruciare il Cdr prodotto».

Può bruciare nell'impianto l'immondizia dei sacchetti? Il cosiddetto “tal quale”?
«Occorre sempre distinguere il problema tecnico da quello autorizzativo. L'impianto di Acerra non è autorizzato. Occorre tuttavia sottolineare che le norme sullo smaltimento dei rifiuti sono europee e in Europa così come in moltissimi impianti in Italia viene bruciato il cosiddetto “tal quale”. Se gli impianti che noi abbiamo costruito in Germania e che accolgono i rifiuti campani non inquinano, non inquinano nemmeno a Napoli. Anche l'impianto di Acerra potrebbe quindi bruciare il “tal quale” con alcune misure aggiuntive di carattere tecnico».

Ma quindi i rifiuti campani invece di andare ad Acerra vanno nei vostri stessi impianti in Germania?
«Sì. È un vero paradosso sapere che i rifiuti campani fanno un lungo viaggio per arrivare ad essere bruciati in Germania in termovalorizzatori con la stessa tecnologia di quello in costruzione ad Acerra, tutti progettati e costruiti da noi. Credo che ci sia stato un corto circuito informativo che ha demonizzato l'impianto di Acerra. L'impianto è stato invece giudicato da esperti internazionali indipendenti tra i più moderni in Europa».

Che ruolo ha oggi il gruppo Impregilo in Campania?
«A fine 2005 per l'impossibilità di realizzare il piano alla base della gara (vinta da Impregilo) i contratti furono risolti. Sono passati oltre due anni e noi siamo ancora a disposizione del commissariato perché fino ad oggi tutte le gare sono andate deserte. Con l'individuazione del nuovo gestore passeremo il testimone.

Mi sembra che ora con il deciso impegno del nuovo governo e con l'indispensabile collaborazione dei cittadini si sia pronti a definire un piano che possa essere condiviso e consentire di uscire una volta per tutti dall'emergenza».

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