Il «Liberismo Quotidiano» di Antonio Martino

LiberiLibri è una piccola, ma preziosa casa editrice di Macerata. Regala ai liberali perle di un pensiero minoritario; con un gusto, nella scelta del catalogo, unico. Antonio Martino, aveva già pubblicato per loro Semplicemente liberale. E ora ci regala Liberismo Quotidiano (pag. 288 per 15 euro). Liquidiamo in una riga il nostro giudizio sul testo: è una raccolta di articoli splendida, ben confezionata, precisa. Occorre comprarne due copie: una per sé ed una per un amico. Oppure se preferite una per i diritti d’autore (pochi) che riceverà Martino e una per una casa editrice che merita il supporto del mercato. E adesso iniziamo il lavoro. Come detto, si tratta di una raccolta di articoli scritti da Martino in trent’anni: dal Giornale alla Sicilia, dal bollettino della Luiss all’Opinione. È divisa in sei gruppi: il primo è sulla nascita di Forza Italia, il secondo è sul legame indissolubile tra libertà economica e politica, il terzo sono ritratti di personaggi, il quarto è sulle origini, si procede con il rapporto tra politica economica e statalismo e il sesto e ultimo capitolo è sull’euro. Ai lettori segnaliamo due hit. Il capitolo sui ritratti liberali, rappresenta un compendio straordinario per leggere l’evoluzione del pensiero liberale, tra teoria e pratica. Si racconta Smith, l’Adamo della filosofia liberale, ma anche Rothbard e il suo metodo «austriaco». Si celebra Friedman e si inquadra Reagan. Martino scrive in modo semplice, racconta aneddoti, invoglia il lettore. Non è mai banale e scontato. È autoironico. Riguardo alla sua carriera politica ricorda di quella volta in cui lo chiamano per conferirgli un premio. Si tratta di una medaglia, ma nell’iscrizione il nome è quello di Gaetano (suo padre) e non il suo, Antonio.
La chicca, che i fan del professore conoscono a memoria, è il pezzo sul costo sociale dell’invidia. Martino saccheggia, autorizzato, Nozick e teorizza il legame tra invidia e lotta all’evasione. Leggetevelo: pagina 148. Molto attuale.
Infine ci permettiamo due appunti. Martino ricorda come gli avessero sconsigliato, prima di salire in cattedra, di scrivere per i quotidiani. A noi più modestamente viene voglia, dopo la cattedra e la politica, di chiedergli di fare altrettanto. La smetta, per qualche mese, e trovi così il tempo di ragionare e produrre qualcosa di inedito. Le raccolte di articoli regalano, anche ai suoi lettori più affezionati, il senso di una battaglia liberale. Manca però una sua codificazione organica, una sistematizzazione del pensiero, uno sforzo intellettuale che produca un testo su cui confrontarsi.
La seconda notazione riguarda il suo rapporto con Forza Italia: «forse - scrive nell’introduzione - non è il partito di massa dei miei sogni, ma è quello che ha portato in parlamento più liberali di quanti ce ne siano stati prima nella storia della Repubblica». Bene.

Ma come giudicare i recenti comportamenti? Ci siamo riletti il pezzo sull’Alfa Romeo e abbiamo pensato ad Alitalia; ci siamo riletti i benefici del commercio internazionale e il nostro pensiero è subito corso alla «paura cinese, ai dazi e alle regole». Caro professore, sono dettagli o principi?

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