Marchionne manda in tilt Repubblica e Corriere

Strappo tra il Lingotto e il quotidiano. Dopo il referendum di Mirafiori, l’amministratore delegato di Torino concede un'intervista al giornale romano concorrente. È sempre più lontana l’era dell’Avvocato

Marchionne manda in tilt Repubblica e Corriere

«Non ho mai conosciuto l’Avvocato», dice Sergio Marchionne nell’intervista rilasciata ieri a Repubblica. E dice tutto. Perché si vede bene che il mondo in cui si muove l’amministratore delegato della Fiat non è più quello di Gianni Agnelli. Viceversa non sarebbe stato pensabile di rilasciare la prima importante intervista dopo il referendum di Mirafiori proprio a Repubblica. Cioè al concorrente numero uno del quotidiano di casa, il Corriere della Sera, di cui la Fiat con il 10,3% è il secondo maggiore azionista. In altri termini: uno schiaffo, bello e buono. Anche perché il Corriere non è solo il quotidiano di cui la Fiat è grande socio. Il legame tra gli Agnelli e via Solferino è qualcosa di molto di più nella storia dell’editoria e del capitalismo di questo Paese.
L’intervista di Marchionne al quotidiano diretto da Ezio Mauro ha seguito certamente anche logiche diverse. Tra queste c’è stato il diretto interessamento dell’editore Carlo De Benedetti che, distinguendosi dalla linea del suo stesso giornale (assai critico con Marchionne sulla vicenda Mirafiori, a cominciare da Eugenio Scalfari), aveva dichiarato che «tutti devono dire grazie a Marchionne»: momento che meritava un’opportuna celebrazione. Nondimeno, la chiacchierata del capo della Fiat con Mauro sancisce una condizione nuova tra Fiat e Corriere: quella dei separati in casa. Basti ricordare che per quasi un quarto di secolo il direttore del Corriere veniva scelto dall’Avvocato in persona. E quando la politica, piuttosto che la finanza, creavano nel Paese situazioni o conflitti complessi, al direttore in carica era sufficiente andare dall’Avvocato per uscirne rinfrancato e più forte. Ecco perché quanto accade è indice di una svolta in atto. Quanto è accaduto era nell’aria da mesi, cioè da quando il direttore Ferruccio De Bortoli aveva affidato a Massimo Mucchetti la stesura di diversi articoli sulla Fiat. Compito che Mucchetti ha svolto senza lesinare critiche feroci al modello Marchionne, ispirate - in estrema sintesi - dalla convinzione che il sistema-Paese-Italia non possa permettersi di rinunciare alla Fiat, anche a costo di sobbarcarsene alcuni oneri. Le critiche sulla gestione di Mirafiori sono state l’ultimo capitolo. E a nulla sono valsi i segnali infastiditi partiti da Torino e il ruolo attivo svolto da John Elkann. Che, anzi, hanno rivelato come il presidente della Fiat non sia riuscito ancora a farsi riconoscere nel ruolo dell’erede designato ed effettivo dall’Avvocato, almeno in determinati e delicati rapporti di potere.
Allora non è stato un caso che, a risultato di Mirafiori acquisito, il passaggio del comunicato di Marchionne che accennava a critiche «ingiuste e spesso frustranti» sia stato riferito più al Corriere che alla Fiom. Con il risultato finale dell’intervista rilasciata ben volentieri alla Repubblica di De Benedetti. Resterà ora da capire quali conseguenze potranno esserci sul Corriere, sulla direzione e tra i grandi azionisti del patto di sindacato che controlla più del 60% di Rcs. La situazione si presenta fluida, in attesa di sviluppi che potrebbero avvenire in parallelo con la politica. Da un lato si catalizza il gruppo degli scontenti, che oltre a Elkann può comprendere Diego Della Valle (si è astenuto sul piano industriale Rcs) e Marco Tronchetti Provera, recentemente attaccato sulle vecchie vicende Telecom. Dall’altra il direttore resta del tutto rinfrancato dall’apprezzamento di un peso massimo del patto di sindacato quale Giovanni Bazoli, il presidente di Intesa nella cui filosofia di un’«economia di sistema» molti osservatori hanno riconosciuto l’ispirazione degli articoli di Mucchetti.

Nel mezzo, a svolgere attualmente un ruolo-ponte, si ritrova Cesare Geronzi: il presidente di Generali, che divide con Bazoli la posizione di kingmaker in Rcs, in questa fase si trova nella posizione ideale per poter dialogare con il banchiere bresciano e registrare gli umori degli scontenti. Si vedrà. Ma di certo il caso Fiat-Corriere non finisce qui.

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