Mediobanca senza Geronzi riparte dal dividendo

Martedì il primo bilancio dopo il passaggio dell’ex presidente al vertice di Generali: i vertici misurano il gradimento dei soci con il ritorno alla cedola in contanti e l’attività di banca d’affari. Ma il baricentro del sistema finanziario si sposta verso Trieste

Con l’arrivo dell’autunno, nella settimana che si apre domani, la grande finanza riprende le misure con i suoi nuovi equilibri: Mediobanca e Generali riuniscono entrambe il loro cda. Per Piazzetta Cuccia, martedì 21, si tratta di esaminare il primo bilancio dopo l’uscita del presidente Cesare Geronzi. Per il Leone l’occasione è più cerimoniosa: venerdì 24 è convocato a Venezia il consiglio generale, l’organo di «alta consulenza» della società che si riunisce una volta l’anno, e che per la prima volta incontra Geronzi, che lo presiede per statuto. In vista dell’evento, per la vigilia è stato convocato anche il board della compagnia, che diventa anche l’occasione per i consiglieri di fare il punto con Geronzi sull’andamento del gruppo in questo terzo trimestre dell’anno. Dunque si può dire che questo doppio appuntamento giri intorno alla figura di Geronzi, a 150 giorni dal passaggio da Mediobanca a Generali e soprattutto nella prospettiva dei tempi futuri.
L’impressione è che l’arrivo del banchiere a Trieste abbia portato le Generali al centro del sistema: il presidente romano, così bene introdotto nei palazzi della politica, ha già fatto sentire il suo peso. È avvenuto sia in sedi private, come il vertice di grandi poteri riunito questa estate a cena da Bruno Vespa, sia in pubblico, quando al meeting di Cl di Rimini Geronzi ha spronato l’attuale maggioranza di governo ad andare avanti. Mentre sul lato finanziario, hanno avuto larga eco le iniziative, portate avanti dal group ceo Giovanni Perissinotto, nel campo dell’edilizia sociale (un fondo di 100 milioni) e delle infrastrutture (con i 150 milioni messi a disposizione nel superfondo del Nord-Est con Palladio e Veneto Banca). Due progetti partiti da lontano, ma che Geronzi ha spinto attraverso il tamburellante ritmo delle riunioni dei comitati interni, che fanno parte della nuova governance del gruppo. Completano il quadro due iniziative minori - la sponsorizzazione della Ducati e l’accordo con Alitalia sulle Millemiglia - che però hanno dato grande visibilità e sono state apprezzate dagli agenti.
Dall’altra parte Mediobanca, senza Geronzi, ha perso un po’ del suo peso specifico. Ma, tramontato il tempo dei salotti buoni, non è più questo il cruccio della coppia Pagliaro-Nagel, presidente e ceo di Piazzetta Cuccia. E forse, coerentemente con i messaggi lanciati negli anni al mercato, non lo è mai stato. Semmai il tema è un altro: quello di portare risultati agli azionisti, a maggior ragione ora che la banca d’affari deve fare solo la banca e gli affari. E questo sarà quello che Nagel dirà a consiglieri e soci (martedì si riunisce anche il patto di sindacato) presentando, da quel che ci si aspetta, un utile sui 400 milioni e il ritorno al dividendo cash (stimato tra 10 e 30 cent). Un fatto non scontato perché sono appena state approvate le nuove regole sui requisiti patrimoniali (Basilea III) delle banche europee e Mediobanca sarebbe la prima a tornare al cash dopo un anno di digiuno.

Ma Nagel spiegherà che, in attesa di concludere tutte le simulazioni del caso (le norme di Basilea sono arrivate solo domenica scorsa) il bilancio della banca è buono e le prospettive ancora migliori. Anche senza salotti buoni

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