Mediobanca torna al modello Cuccia: comandano i manager

Alberto Nagel come Enrico Cuccia. Con i dovuti distinguo relativi all’immensità di un personaggio come che non ha pari nella storia del capitalismo italiano, l’attuale ad della banca d’affari sta ripercorrendo la strada del fondatore. Obiettivo: una Mediobanca in cui comandano i suoi top manager, così forti da non dipendere né essere influenzati dai grandi soci e dai loro conflitti d’interesse nelle scelte operative. E più in generale nella strategia.
La differenza con il passato è che Cuccia, insieme con Vincenzo Maranghi, si potevano permettere di non spiegare le loro scelte, che venivano solo ratificate. Un modello anacronistico perché oggi sono troppi gli organi collegiali interni a una banca quotata, perché esistano dei «segreti». Così, la riforma del comitato nomine, variazione statutaria che oggi sarà varata prima dal patto, poi dal cda di Mediobanca e che dovrà andare in assemblea, parte da lontano. La variazione nell’organismo da cui dipendono le candidature dei vertici di Telecom o Generali consiste nel ridurre da 6 a 5 i membri, lasciando i tre manager (oltre a Nagel, il presidente Renato Pagliaro e il dg Saverio Vinci), ma sostituendo i tre rappresentati dei soci (Rampl per le banche, Tronchetti per le imprese e Bolloré per i francesi) con due consiglieri indipendenti: la naturale conclusione del percorso che Nagel e Pagliaro iniziarono nel 2008 quando, con l’abbandono della governance duale, riuscirono a imporre nello statuto un peso decisivo per i manager: 5 nel cda e, soprattutto, 5 su 9 nel comitato esecutivo, l’organo da cui passano le operazioni più importanti.
Nagel e Pagliaro sono stati appoggiati in questo percorso dal primo socio bancario, Unicredit, e da qualche storico azionista come Giampiero Pesenti. E certo non hanno trovato ostacoli in soci vitali come Della Valle. Il prossimo passo, di cui si parlerà anche oggi nel patto, è la revisione dell’accordo di blocco tra grandi soci, che oggi sommano il 44,4% del capitale. Nel percorso di Nagel e Pagliaro questa quota deve andare sotto al 40%, sostituita dall’ingresso, fuori dal blocco, di nuovi investitori. Non sarà una passeggiata: uscite sicure sono Sal Op e Santender, pari a 3,5%.

Che può salire al 4% con l’uscita di qualche imprenditore. Ma Bolloré salirà dal 5 al 6%. E pure Della Valle potrebbe crescere: da 0,5 fino al 2%. Probabilmente non lo farà. Ma anche così Nagel si dovrà accontentare del 41%. Almeno Per ora.

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