È quel «riprova sarai più fortunato» che anche in politica ha più il gusto amaro della delusione che il sapore della speranza. Chiamateli allora come volete: «rimandati» con il tono lieve dei ricordi di scuola, «trombati» con il cinismo e un po' di invidia (spesso destinati a uomini e donne di potere, oppure «in attesa di una migliore collocazione» con la circonlocuzione che ha accompagnato la comunicazione che (almeno per questa volta) per loro non c'era un posto in lista. O che quello a loro destinato lasciava meno speranze di quelle di un viandante disperso nella foresta Amazzonica. Perché solo a quella sono paragonabili queste giornate dedicate dalle segreterie dei partiti alla compilazione delle schede elettorali: con tutto il relativo contorno di trabocchetti, speranze di uscirne molto spesso deluso, agguati e trappole mortali.
In testa alla lista, data la caratura del personaggio, l'ex sindaco Gabriele Albertini, la cui corsa verso un seggio in parlamento questa volta si è schiantata contro la spocchia di Carlo Calenda, il leader del nascente terzo polo che gli ha rimproverato di non avere nemmeno la tessera di Azione. Ma l'ex amministratore del condominio Milano sembra essere in buona compagnia, visto l'amaro sfogo de l'abbandono del suo ex collega di Parma Federico Pizzarotti. E, visto che si parla di sindaci e passando alla sponda Forza Italia, alla fila dei delusi si aggiunge quel Graziano Musella che lo fu per ben 35 anni di Assago e oggi dovrà lasciare il parlamento nonostante la sua carica attuale di commissario provinciale del partito. Restando in area Fi, grande la delusione di Giulio Gallera che sembrava destinato a un collegio sicuro. Per lui a questo punto potrebbe aprirsi la giunta in Regione con un posto da assessore nell'imminente rimpasto. Preludio a una riconferma a marzo in caso di vittoria del centrodestra data per scontata o addirittura alla promozione a presidente del consiglio regionale. Più improbabile, ma ugualmente sperata, era una candidatura per l'ex capogruppo di Fi in consiglio comunale Fabrizio De Pasquale che dovrà aspettare una prossima occasione per riposizionarsi. Rischia di invecchiare prima che il partito si affidi a lui, l'eterno enfant prodige azzurro Marco Bestetti, ancora volta escluso nonostante quella mano di Silvio Berlusconi che già qualche anno fa si era posata sulla sua spalla preveggendo per lui un futuro da leader degli azzurri. Una benedizione che evidentemente gli uomini di corte hanno trasformato in maledizione. Fine corsa anche per un azzurro di lungo corso come Paolo Romani che dopo varie migrazioni non ha trovato ospitalità presso il duo Renzi-Calenda.
Passando alla sponda Lega, sorprende l'esclusione dell'ultrà atalantino Daniele Belotti visti i numeri record della sua produttività in parlamento. Ma dalla signorilità con cui ha incassato, c'è da immaginare anche per lui un ritorno da assessore in Regione. Meno sportivo il primo senatore nero della Repubblica, quel Toni Iwobi di origine nigeriana e da 28 anni nella Lega che ora dovrà tornare al suo lavoro da imprenditore a Bergamo.
Molto rumore (e giustamente), ha fatto a sinistra l'esclusione del recordman di preferenze Pierfrancesco Maran, giovane e bravo talento del Pd che dovrà rimanere a fare l'assessore in Comune, proseguendo le sue quotidiane liti con il sindaco Beppe Sala. A meno che tra qualche mese non opti per una corsa in Regione. A nulla sono valsi gli appelli in suo favore, come parole al vento sono state le tante spese per lo storico Verde Carlo Monguzzi per cui le porte del Comune non si sono aperte per un tanto sospirato trasloco a Roma. Ha ricevuto l'elemosina di un collegio uninominale il navigato esponente del Pd e rappresentante della comunità ebraica, di rito centrosinistra, Emanuele Fiano a cui toccherà la proibitiva piazza di sesto San Giovanni. La storica Stalingrado d'Italia ormai, anche grazie al sindaco Roberto Di Stefano, saldamente nelle mani del centrodestra.
E, beffa delle beffe, a Fiano capita in sorte un duello con la Sorella d'Italia Isabella Rauti, figlia di quel Pino che ha fatto gran parte della storia della destra nel Paese, lasciando immaginare una sfida ad alto tasso di fascismo.
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