Non il solito club di amanti del sigaro, del whisky o della caccia, il più delle volte per soli uomini in cerca di evasione, quello in arrivo a Milano per filiazione della sede sulla East 55th Street di New York promette di essere luogo di svago, ma non solo. Anzi soprattutto «una comunità che manifesta un'attitudine alla crescita, alimentando un nuovo umanesimo culturale».
L'appuntamento il super esclusivo «Core» è per gennaio, quando saranno ultimati i lavori di ristrutturazione dello storico palazzo in corso Matteotti 14 alle spalle della chiesa di san Carlo e con vista sul campanile, anche se una sede temporary è già aperta in via Montenapoleone 23. Un club nato oltreoceano nel 2005 sull'idea dell'imprenditrice Jennie Enterprise che insieme a Dangene sposata nel 2011 crea «una comunità, prima che un luogo fisico», come spiega il Membership Curation Team che sta curando lo sbarco a Milano, città definita «il distillato continentale delle capacità di accogliere, alimentare e condividere la volontà di trasformazione». Perché proprio questa sembra essere la filosofia della casa, una trasformazione da facilitare «intersecando ecosistemi diversi». E allora invece della solita selezione che fa incontrare gente che condivide la stessa passione, qui lo sforzo è di mettere in contatto esperienze diverse: innanzitutto uomini e donne nella stessa proporzione e un 20 per cento di giovani. Poi diversi fattori come la finanza, l'industria, la tecnologia, il design, l'editoria, l'università. Un mix alchemico con quote fisse per milanesi, italiani e stranieri da dosare con metodo quasi scientifico per «generare trasformazioni». Il tutto, ovviamente, con una rigorosa selezione. Socio chiama socio, ma anche caccia a profili di particolare interesse che mettano a disposizione esperienze per arricchire la comunità. Si parte da 500 iscritti, sono 1.650 a New York, ma con la prospettiva di salire. Ingresso fissato a 10mila euro più la quota annuale (negli Usa sono 15mila dollari) per avere a disposizione i cinque piani che su 4mila mq offrono nove suite, la terrazza, palestra, meeting room e una «clinica per la longevità». Ma anche libreria, galleria d'arte, speakeasy, bar, bistrot e ristorante affidato alla cucina italiana che ha però girato il mondo dello chef Michele Brogioni, già executive di Giorgio Armani Restaurant 5th Avenue. La ricetta per i signature dish ideati per Milano? «Non solo lavoro, ma anche piacere. Profumi mediterranei che hanno viaggiato per 22 anni». Un progetto che impiegherà almeno 150 addetti.
Nessun dress code, all'americana, e la possibilità di farsi aiutare per organizzare un viaggio avvalendosi di un esperto o cercare il ceo per la propria azienda, creare un progetto di marketing o la curatela per una mostra d'arte. Segno distintivo per l'ammissione? «Essere innovatori».
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