Governo impreparato. All'esito dell'incontro sulla riapertura delle scuole al tempo del Covid, il giudizio pare questo, e il governatore Attilio Fontana non lo nasconde. «Dal governo solo dubbi e incertezze - dice - Sindaci, presidi, insegnanti e governatori attendono risposte concrete e attuabili. Non è più possibile andare oltre».
A Palazzo Lombardia, in realtà, non vogliono aprire un ulteriore fronte polemico con l'esecutivo, ma il ritorno fra i banchi è tema troppo importante per lasciare spazio a malintesi. Fontana spiega che devono essere «chiare le responsabilità di un disordinato e inaccettabile avvio del nuovo anno scolastico». Il timore è proprio questo: che il primo giorno di scuola sia il preludio di un caos che avrebbe conseguenze drammatiche per le famiglie e per la stessa economia. Al vertice di ieri con le Regioni, il governo è arrivato con l'intenzione di parlare soprattutto del documento dell'Istituto superiore della sanità dedicato alle regole destinate agli alunni. Ma sui veri problemi - l'organico degli insegnanti, i trasporti, gli orari - l'esecutivo ha dato l'impressione di non essere pronto. A quel punto, dalle Regioni è partita una decisa messa in mora del governo. «Parliamoci chiaro - questo in pratica hanno detto - se non cambia qualcosa in tema di trasporti si va tutti in crisi».
Il tema del trasporto locale di studenti e insegnanti è cruciale perché il governo ha posto limiti alla capienza di treni e bus: dovranno viaggiare pieni al 50-60% per garantire il famoso «distanziamento» che serve a ridurre la possibilità del contagio, e questo significa che molti studenti sono destinati a restare a piedi, a meno di «rinforzi» - che ovviamente hanno un costo - o di altre misure che però presuppongono una complessa riorganizzazione della macchina burocratica e didattica. Quel possibile costo aggiuntivo è stato stimato in Regione: si parla di 60-100 milioni solo per la Lombardia, e di una cifra da 350 a 600 milioni per l'intero Paese.
La Lombardia era pronta a sviscerare il tema, ed è arrivata all'incontro con un documento tecnico preparato dall'assessorato ai Trasporti. «Le aziende di trasporto - si legge - hanno sin da subito dichiarato di non poter trasportare a scuola il 100% degli studenti e dei lavoratori della scuola». «Dovendo fare i conti con una limitata capacità di trasporto e in assenza di risorse aggiuntive - si calcola - il sistema dei trasporti è complessivamente in grado di trasportare 2/3 della domanda storicamente soddisfatta di circa 220.000 su 350.000 studenti». Questo lo scenario che le Regioni hanno rappresentato al governo. E questo il messaggio: se non consentite di riempire treni e bus, dovete stanziate queste risorse economiche, o organizzare una scuola a turni, se siete in grado di farlo in due settimane. La Lombardia ha posto come «punto di interesse» la possibile equiparazione fra quota di studenti che seguono le lezioni e coefficiente di riempimento dei mezzi, prevedendo un aumento di questa quota solo in presenza degli stanziamenti necessari ai «rinforzi». Come possibile soluzione è stata evocata anche una riorganizzazione con gli scaglionamenti degli orari di ingresso, didattica a distanza o turnazione.
Ma - ha detto Fontana - «il ministro dell'Istruzione ha confermato che non è stata ancora completata l'immissione in ruolo dei docenti, a cui dovranno seguire almeno altre due fasi: solo domani (oggi,
ndr) dovrebbe cominciare la cosiddetta chiamata veloce a cui dovrà poi seguire quella dell'assegnazione delle supplenze. È quindi poco chiaro come tutte queste complesse operazioni possano concludersi entro il 14 settembre».
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