Coronavirus, 63 anziani morti in una Rsa. I parenti: "Pronta la denuncia"

In un mese, i 150 ospiti della struttura sono diventati quasi la metà. Un parente: "Presentiamo denuncia perché si faccia luce su come è stata gestita la faccenda"

Coronavirus, 63 anziani morti in una Rsa. I parenti: "Pronta la denuncia"

È salito a 63 il numero degli anziani deceduti alla residenza Borromea a Mediglia (Milano). In un mese, i 150 ospiti della struttura privata sono diventati quasi la metà. In poco tempo, la Rsa si è trasformata in un focolaio per l'infezione da coronavirus e ora i parenti delle vittime vogliono capire cosa sia davvero successo. E così, "una denuncia collettiva contro ignoti è pronta a partire". Lo ha raccontato all'Agi Leonardo La Rocca, nipote di una donna ospite della residenza. Suo suocero è deceduto, contagiato verosimilmente andandola a trovare. Gli anziani infatti sarebbero stati lasciati senza protezioni e si sarebbero contagiati tra loro per poi infettare anche i parenti in visita.

"La denuncia, ai carabinieri contro ignoti, la presentiamo perché si faccia luce su come è stata gestita tutta questa faccenda, sia dentro che fuori dalla struttura - ha spiegato l'uomo - . Al momento siamo una quindicina di persone tutte con qualcuno che è dentro o che era dentro la Rsa, ma si continuano ad aggiungere parenti perché di giorno in giorno cambia il numero dei decessi. È questa l'unica ragione per cui non l'abbiamo ancora fatta: continuano a chiamarci parenti di altre vittime dicendo 'anche noi vogliamo unirci'". La Rocca ha poi precisato che la denuncia verrà presentata domani e nel frattempo "partirà anche una diffida affinché ci sia una sanificazione della struttura socio sanitaria, che non è stata ancora fatta".

Secondo quanto raccontato dall'uomo, i primi casi di contagio potrebbero risalire al 23 e 24 febbraio. "Se questo fosse vero - ha tuonato -, sarebbe di una gravità enorme. Significherebbe che hanno insabbiato e tenuto nascoste le notizie; che non hanno comunicato nulla. Se questa notizia sarà accertata significa che li hanno ammazzati. E hanno anche aperto ai parenti la settimana successiva alla prima chiusura del 23 marzo, rischiando di ammazzare anche i parenti. Confidiamo che la magistratura possa fare delle verifiche".

Dalla struttura hanno spiegato di aver applicato tutte le procedure subito dopo la scoperta del primo paziente a Codogno. Ma l'uomo, così come altri parenti, non ci sta.

"C'è un rimpallo fenomenale - ha dichiarato -, un trasferimento di fiammiferi accesi tra amministrazione comunale, la Rsa e l'Ats senza soluzione di continuità da quasi un mese, senza che sia stata fatta una ispezione, una sanificazione e neanche solo una ordinanza per programmarla. Stiamo sfiorando il 50 per cento dei decessi sul totale degli ospiti e ancora stanno giocando rimandandosi a vicenda di chi è la responsabilità di attivare la sanificazione".

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