Lo stratagemma geniale (o comunque di sicuro effetto) come accade spesso, partiva da Napoli. I complici agganciavano al telefono gli anziani con il trucco del «finto avvocato» o del «finto carabiniere», che prevede, com'è ormai noto, di contattare la vittima dicendo di essere un legale o un appartenente alle forze dell'ordine che chiama su indicazione di un parente chiedendo il pagamento di una somma per far uscire su cauzione il proprio caro responsabile di aver causato un incidente. Ciro Laporta - pluripregiudicato 33enne - aveva il compito di passare per la riscossione. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano che lo hanno arrestato hanno scoperto che il napoletano è solo l'anello finale di una organizzazione ben strutturata, una banda nella quale ogni componente aveva ruoli ben precisi e che agiva senza sbavature, truffando sistematicamente persone anziane.
L'uomo è stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare emesso dal Tribunale di Milano mentre si trovava agli arresti domiciliari per rapina nella sua abitazione nel quartiere nella periferia nordorientale di Napoli di San Pietro a Patierno.
Secondo gli investigatori Laposta avrebbe partecipato ad almeno sette truffe telefoniche, sei a Milano e una a Cesano Boscone, tra le cui vittime ci sono anche due ultra novantenni, tra novembre scorso e febbraio. Quando Laposta si presentava a casa delle vittime si faceva consegnare denaro e gioielli. E secondo i carabinieri che hanno indagato su duli l'uomo sarebbe passato a «ritirare» contanti e beni per un valore totale di 25mila euro.
A incastrarlo è stata l'intensa attività investigativa di analisi dei dati fatta dai militari e la testimonianza di un custode di uno stabile dove abita una vittima che lo ha riconosciuto. In quella circostanza il truffatore per superare senza dare sospetti il custode si era presentato con una cassa d'acqua dicendo che doveva consegnarla a un inquilino suo cliente.
Agli anziani serve ancora un manuale di sopravvivenza? I reati a Milano sono calati dopo la campagna delle forze dell'ordine nei quartieri ma soprattutto in tivù, che ha portato molti nonnini soli a comprendere di essere vittime di un raggiro e a non dar retta a chi li chiamava al telefono, riagganciando e chiamando subito polizia e carabinieri.
La proposta di legge che inasprisce la pene per chi truffa gli anziani però è ferma al Senato dalla primavera dello scorso anno.
Sul piatto c'è il carcere fino a 8 anni per chi commette questo reato, che d'estate vede moltiplicarsi i casi (15mila casi all'anno in Italia, di cui poco meno di 3mila verificatisi in Lombardia, la regione più colpita, seguita da Lazio e Campania). In estate, infatti, aumentano gli anziani che restano soli a casa, preda spesso troppo facile dei truffatori.
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