Sul palco esce Marty, simpatica un po' sbarazzina introduce la serata: «Ragazzi sapete che cosa è Poetry Slam?». Tutti alzano la mano come a scuola per dire «ok», grande allegria, Locale all'aperto a tutto drink, qualcuno cena col panino. A dare manforte per il lancio della serata c'è Ciccio alla consolle che tra una battuta e l'altra fa «sparare» alle casse un musica assordante che fa molto-show, lo spettacolo a Base Milano sta per cominciare. Già proprio così.
Ormai le «gare di poesia» sono diventate un fenomeno, e imperversano anche sotto le stelle, in questi giorni d'estate. Funzionano così: un poeta sale sul palco recita i suoi versi, viene votato, e cede la scena al concorrente e così via, sino alla fine. Uno spettacolo che negli ultimi tempi si è allargato: locali, circoli, club cafè letterari. Persone di tutti i tipi, per età e professione, si danno appuntamento spesso sotto un titolo di un concorso per darsele di «santa ragione» a colpi di strofe e versi. Una storia arrivata da molto lontano, pure nella capitale lombarda. Tutto è iniziato a Chicago nel 1984 con la prima competizione progettata per «spostare» i recital di poesie dal mondo accademico al pubblico popolare. Il poeta americano Marc Smith iniziò a sperimentare questo tipo di proposta. Che a mano a mano ha conquistato il mondo. Le esibizioni di uno slam di poesia sono giudicate da una giuria, in genere cinque persone, solitamente selezionate dal pubblico . I giudici un punteggio su una scala da 0 a 10 (zero è il peggiore e dieci è il migliore). I punteggi più alti e più bassi vengono eliminati e il terzo medio viene mantenuto. Il punteggio più alto che si può ricevere è 30 e il più basso è zero. Ma ogni palcoscenico ha anche le sue piccole regole, ritmi e sedi. E riti.
A parte Base Milano, ecco competizioni proposte allo Spazio Alda Merini, all'ArciBellezza, al Santeria, all'Ostello Bello e al Ghe Pensi Mi, solo per citarne alcuni. E si incontrano personaggi eccentrici e sognatori dai nomi fantasia, come Malastrana, Perla, Nevoso e Zuacca. E c'è perfino una Lega Italiana dedicata a questa arte. Testimonianze.
«Mi considero un poeta atipico, vengo dal cabaret - attacca Ciccio Rigoli - Ho incontrato Poetry Slam circa tre anni fa e scoperto un mondo davvero inclusivo». Inclusivo per temi trattati e persone che frequentano. Nelle poesie si parla di problemi sociali, guerra, ma anche di aspetti ludici della vita, c'è allegria ma ci può essere pure denuncia. «Quando sali sul palco ti devi mettere in gioco - continua - c'è una giuria, c'è la sfida, ma quello che dico sempre è che a vincere è la poesia». Un esempio della penna di Ciccio: «Noi poeti col Porsche facciamo un sacco di soldi con le poesie. A noi poeti col Porsche se non cacci 3mila euro non ci alziamo manco dal letto. Noi poeti col Porsche senza rimborso spese a 5 zeri non usciamo manco di casa. Noi poeti siamo ricchi facciamo soldi a palate le serate strapagate la gente che ci dà soldi a bizzeffe riempiamo i palazzetti i teatri sotto le 300 persone non diciamo neanche buonasera (...)».
Ciccio a Base è scatenato, la serata volge al termine, è il momento dei voti e del verdetto. Sul palco restano in tre, c'è Stefano Messina fuoriclasse di spessore. Ad avere la meglio è Flavia Neri, 23 anni, educatrice, che insieme al secondo arrivato si è aggiudicata il diritto di partecipare alla finale: «Ho iniziato l'ottobre scorso e con Slam non ho più smesso». La magia, spiega la giovane poetessa, sta anche nell'ambiente, la comunità che si trova, «una grande famiglia»: «Le mie poesie? Scrivo sempre di me stessa, di cose che vivo e che mi riguardano», per esempio: «C'è tutto un mondo compresso in un corridoio. Un universo che dilata ed espande. L'impalcatura della mia mente. Io ho un piccolo zainetto sulle spalle. Poche cose, quelle base. Ho studiato per esser qui. Primo piano della famosa piramide. Armata di acqua e merendine Un quadernino arancione, che fa sole». Applausi, lo spettacolo è finito.
Le parole lasciano spazio alla musica, alle chiacchiere e ai drink. L'appuntamento è per il 2 settembre quando a Base Milano ci sarà l'ultima serata. Comunque andrà, una cosa è certa: come diceva Ciccio, «a vincere sarà la poesia».
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