Matteo Salvini ha confessato spesso che gli piacerebbe chiudere la carriera politica come sindaco di Milano. Non la vede come un'ipotesi a breve («è impegnato in un ruolo più importante del mio, ma può darsi che a una certo punto della sua storia politica voglia candidarsi qui») ma anche Beppe Sala ieri ha provato a immaginarsi il leader della Lega con la fascia tricolore. E «non me lo vedo in piazzale Loreto» ha tuonato.
Ieri si celebrava il 74esimo anniversario dell'eccidio di piazzale Loreto, il ricordo dei 15 partigiani fucilati dai nazifascisti il 10 agosto 1944. Sul palco anche l'assessore leghista in Regione Stefano Bolognini, che ricorda due luoghi simbolo dell'antifascismo, il Memoriale della Shoah e la Casa della Memoria, e afferma che «iniziative come questa, come tutte le attività che si ripetono 365 giorni all'anno nelle istituzioni, nelle scuole, nei circoli, siano la migliore risposta per combattere l'indifferenza che purtroppo ancora oggi negli episodi di razzismo, xenofobia, ma, in generale, negli episodi di violenza si ripetono anche in questa città».
Con la fascia accanto a Sala un altro sindaco leghista, Giacomo Ghilardi, eletto un mese e mezzo fa a Cinisello Balsamo, prima giunta di centrodestra dal Dopoguerra. Ma «non mi pare che Ghilardi si sia espresso nella sua vita personale in maniera così decisa, certo Salvini qua non me lo immagino» conferma Sala. Che in un passaggio del suo discorso dal palco contesta anche il ministro del Carroccio Lorenzo Fontana che giorni fa ha attaccato la legge Mancino che punisce azioni e slogan nazifascisti: «Quando sento un ministro trattare come un orpello la Legge Mancino credo che Milano si debba ribellare».
Prima di lui il presidente dell'Anpi Milano Roberto Cenati aveva richiamato: «Dai 15 Martiri di piazzale Loreto giunge a noi un monito: quello di non essere indifferenti a quanto ci accade attorno, alla deriva razzista, xenofoba e antisemita che sta investendo l'Europa e il nostro Paese. Non dobbiamo essere indifferenti».
Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli prende le parole di Sala su Salvini come «un'uscita infelice, altrimenti da cartellino rosso.
Sala conosce Salvini almeno dagli anni del suo incarico come dg del sindaco Moratti e sa perfettamente che frasi come quella sono stupidaggini irriguardose e incomprensibili, mi sforzo di considerarle solo un "aggiustamento del tiro" dopo le uscite di buonsenso espresse dal sindaco sull'immigrazione che però rappresentano una bocciatura su tutta la linea della politica dell'invasione del compagno Majorino e del Pd».
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