Un giorno, un foglio di carta venne appeso al muro di una moschea: chi fosse voluto diventare un attentatore suicida, avrebbe soltanto dovuto scriverci il suo nome. In quell'istante nacque l'11 settembre, l'evento che ha cambiato il corso della storia. Facendo conoscere al mondo intero Osama Bin Laden.
A svelare questo aneddoto è stato il figlio Omar, intervistato dal tabloid inglese «Sun». Un racconto di amore per Osama, il padre, e l'odio per Bin Laden, l'uomo che, parlando dei suoi propositi e di quel foglio appeso al muro, disse a Omar e ai suoi fratelli, ridendo: «Se volete, potete aggiungere anche il vostro nome su quel pezzo di carta». «Fui sorpreso e arrabbiato - racconta Omar, il figlio prediletto - ma scelsi di non seguire le orme di mio padre».
Omar, 29 anni, ha lasciato l'Afghanistan nell'aprile del 2001, pochi mesi prima che suo padre diventasse il ricercato più pericoloso del mondo. Oggi è un uomo d'affari e vive a Doha, in Qatar. Adora Madonna, i film di Jim Carrey, il football americano, il calcio e la musica rock. È cresciuto ammirando gli Stati Uniti, mentre «mio padre diceva che le uniche cose buone che uscivano da lì erano le armi, come i missili Stinger». «Io invece voglio andarci, in America. Sono single, ora, e vorrei conoscere Drew Barrymore, la donna più bella di Hollywood» ha ammesso Omar.
Poi, la domanda da un milione di dollari del giornalista del quotidiano britannico: «Dov'è tuo padre?». «Non so dove sia, ma è ancora vivo. Se una persona come lui muore, non c'è modo di tenerlo segreto. Il mondo cambierebbe con la sua morte».
«Gli voglio ancora bene, certo che sì - ha dichiarato Omar - è sempre mio padre. Mi manca. Ma siamo diversi: io voglio la pace».
La moglie, da cui si è diviso, gli rinfaccia di essere ossessionato dal padre, tanto da «sentire la voce di Osama nella sua testa». «No, non è così, ma mi appare spesso in sogno: è al volante di un camion e io mi trovo sulla sua traiettoria, così è costretto a cambiare direzione.
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