«Il mio sogno? Milano capitale del libro antico»

(...) Si chiamerà «Biblioteca di via Senato - Milano», dall'omonima Fondazione di cui è presidente, e sarà la nuova rivista di bibliofilia di Marcello Dell'Utri - diretta da Angelo Crespi, già direttore de il Domenicale - che sarà presentata stasera all'inaugurazione della Mostra del Libro Antico (dal 13 al 15 marzo, al Palazzo della Permanente di via Turati). Fra gli interventi del primo numero, distribuito in 5000 copie durante il Salone, un saggio di Annamaria Andreoli su un gruppo di lettere inedite scritte da un giovane D'Annunzio all'editore Sommaruga e un testo sulla figura del bouquiniste tratto dalla famosa rivista La fiera letteraria. Tra i collaboratori anche Matteo Noja, Gianluca Montinaro, Luigi Mascheroni, Flaminio Gualdoni.
Senatore Dell'Utri, il suo sogno finalmente prende forma...
«Credo sia il momento giusto. In Italia, a parte Charta che è un bimensile più generico sul libro, o l'Esopo che fa solo un volume all'anno, non esiste una vera rivista di bibliofilia. La nostra può diventarlo».
Quali sono le caratteristiche?
«Sarà un mensile in formato magazine dedicato al libro, con qualche incursione sulle attività della Biblioteca e i suoi fondi librari più pregiati».
In periodi di crisi come questo uno dei pochi "prodotti" che ha tenuto è il libro: nuovo, antico, usato... Come mai? È un bene "speciale"?
«Il libro è una sorta di compensazione alla crisi: bastano pochi euro per portarsi a casa il titolo o l'autore preferito. Per il libro antico il valore economico aumenta, è vero, ma parliamo di un mercato d'èlite. Senza contare che un'edizione del '500 costa infinitamente meno di un bronzo del '500. La difficoltà in questo mercato non è vendere i libri ma trovarli: quando arrivano nelle biblioteche vi rimangono per sempre, e gli appassionati difficilmente si separano delle loro collezioni».
Quest'anno il "suo" Salone compie vent'anni...
«È un anniversario importante: ha consacrato Milano come sede di un evento mondiale. Spero continui a crescere».
Milano, capitale dell'editoria, non ha tuttora un grande evento dedicato al libro, come Torino o Mantova. Colpa dei politici, degli editori o degli imprenditori?
«Di tutti: editori che non hanno voglia, politici che non hanno fantasia, imprenditori che non mettono le risorse. Se almeno si muovesse la Triennale o Palazzo Reale... Io stesso faccio tutto da solo: nessuno mi dà una mano».
Sentimento sul futuro di Milano?
«Ottimista e per nulla rinunciatario. Anche sull'Expo che è una grande occasione per la Lombardia. Gli uomini giusti ci sono e sapranno sfruttarla al meglio».
Qual è la strada per rilanciare la cultura nel nostro Paese? Più soldi pubblici o spazio ai privati?
«La cultura è come la sanità: va finanziata dallo Stato. Condivido la proposta del ministro Bondi: una rete Rai di qualità svincolata dall'audience e dalla pubblicità come in Francia può essere un'occasione per il rilancio della cultura. Se si innesca un volano positivo anche i privati scenderanno in campo. Più 'pubblico' c'è, più privati arrivano».
Tornando a Dell'Utri bibliofilo: qual è stato il «colpo della vita»?
«Un'edizione del "Calendaio" di Giordano Bruno. Mi costò parecchio ma fu un buon investimento. A Giordano Bruno do una caccia spietata: le sue opere sono quasi tutte bruciate con lui.

Quelle rimaste hanno un sapore di ribellione e di verità che non si può comprendere senza un testo originale in mano. Ma il grande "colpo" devo ancora farlo, costa troppo: una prima edizione italiana de "Gli eroici furori" abbinata a due testi latini, sempre di Giordano Bruno. Forse è lui che dà la caccia a me...».

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