Capuozzo: "In molti hanno fatto carriera sulla pelle dei due marò"

Quella di Latorre e Girone è una vicenda disseminata di errori e silenzi colpevoli. Il giornalista: "Sono innocenti. Usati per la campagna elettorale"

Capuozzo: "In molti hanno fatto carriera sulla pelle dei due marò"

È recentemente uscito in libreria “Il segreto dei marò” (Mursia Editore), scritto da Toni Capuozzo, giornalista di Mediaset e autore del programma di approfondimento del TG5 “Terra”. Il volume ripercorre la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, analizzando - tappa dopo tappa - tutte le dinamiche della storia dei due fucilieri e la loro innocenza. Ma non solo. Capuozzo, infatti, spiega anche i tanti errori dei vertici politici e militari che hanno gestito il caso.

Come mai ha deciso di scrivere un libro sui marò?

Per tre ragioni. La prima perchè ho seguito a lungo la vicenda, e mi sembrava che l’informazione la stesse seguendo a sussulti, e con attenzione soprattutto alle questione della giurisdizione. Mancava un punto fondamentale: i marò si dichiarano innocenti in punta di fatto, non responsabili della morte dei due pescatori indiani. La seconda: come spesso avviene in Italia si sono creati due schieramenti, di tipo ideologico: a destra con i marò, a sinistra contro. A me pare che si tratti di una storia che non appartiene ad alcuna bandiera, e andrebbe affrontata con il senso di una comunità che è responsabile nei confronti di chi è chiamato a servirla, e con l’attenzione alle garanzie che spettano a ogni indiziato. In tre anni e mezzo i marò non sono neppure stati rinviati a giudizio. La terza ragione è personale: conoscevo Latorre, un’amicizia maturata nel 2006 in Afghanistan, e non mi tornava l’immagine di quell'uomo intento a sparare su pescatori inermi.

Nel libro racconta accuratamente la loro storia. Quale è stata la cosa che l’ha colpita di più?

La loro dignità, il senso di disciplina che li ha portati a ingoiare bocconi amari, pur coccolati dal punto di vista materiale e omaggiati di dichiarazioni di stima. Mi sembrano due italiani qualunque, che nell’occasione si mostrano meglio di chi li comanda e chi li rappresenta.

Perché sono innocenti?

Perchè hanno sparato in acqua contro un’altra imbarcazione, che non era il Saint Antony. Non poteva esserlo, per le dinamiche dell’incidente, la velocità dei due mezzi coinvolti, e l’ora in cui è avvenuto l'incidente della Lexie. Quello in cui trovano la morte i due pescatori avviene almeno 5 ore dopo. Poi gli inquirenti si trovano servito un indiziato docile e perfetto, politicamente spendibile nella campagna elettorale in corso in Kerala, e dal teorema aggiustano le prove. Così male che non hanno nulla per portarli sul banco degli imputati.

Quali sono stati gli errori sulla gestione del caso?

Molti, e senza fine. Dalla legge La Russa, votata anche dall’opposizione, che mise militari a bordo di navi civili in una confusa catena di comando, all’inversione di rotta della Lexie verso Cochi. Dal fatto di aver fatto scendere i marò dalla nave in stato d’arresto alla vergognosa storia del risarcimento alle famiglie dei pescatori, fatta per calmare le acque nella convinzione che tutto finisse a tarallucci e vino, e inevitabilmente suonata come un’ammissione di colpa. A seguire il dietrofront quando era stato annunciato che i marò sarebbero rimasti in Italia, e infine ricorrere all’arbitrato con tre anni e passa di ritardo.

E di chi è la colpa?

Della classe politica: governi di centrosinistra, di centrodestra, tecnici. Delle istituzioni, a cominciare dal Quirinale e della magistratura, che ha abdicato all’obbligatorietà dell'azione penale. Delle gerarchie militari, limitatesi a qualche affermazione di principio, ma rimaste inerti davanti al primato della politica e degli affari.

Secondo lei, qualcuno ha fatto carriera sulle spalle dei due fucilieri?

Molti. Sicuramente gli alti gradi della Marina non hanno pagato per una storia opaca, che avrebbe dovuto essere un intoppo nelle loro carriere. Proseguite brillantemente. La politica non ha mai pagato, in termini di dissenso e di voti, i propri disastri nella gestione della vicenda. Perfino al ministro dimissionario Terzi la storia è valsa un’immagine pubblica, stendendo un velo sui mesi precedenti e su scelte che non potevano non essere condivise. Il ministro Passera, che fu il motore del dietrofront sul rientro in India, non ha problemi ad annunciare una nuova formazione politica, ricca di promesse. Per non parlare dei diplomatici e dei legali.

Il governo Renzi sta facendo qualcosa di concreto?

Ha provato a negoziare con Delhi, senza successo. Ha fatto ricorso all’arbitrato, con un ritardo che solo per una parte può essere addebitato a questo governo. Credo stia facendo il minimo sindacale.

Quale futuro prevede per i marò?

Il futuro che

sta davanti a due persone che si proclamano innocenti e potranno battersi per dimostrarlo solo tra tre anni almeno. Nel frattempo c'è solo da sperare che Girone possa lasciare Delhi e che regga questa prova in solitudine.

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