C’è un piccolo caso che si sta verificando in questi giorni nella Chiesa Anglicana. Un vescovo ha dichiarato d’essere impegnato in una stabile e duratura relazione gay cosa che non rappresenta un mistero per i vertici ecclesiastici inglesi che però si trovano a camminare sul crinale di un problema teologico: e se volesse sposarsi? Meglio di no.
L’Arcivescovo di Canterbury, capo della Chiesa Anglicana, è sempre stato al corrente dell’orientamento sessuale di Nicholas Chamberlain, il sacerdote che solo un anno (a novembre per la precisione) ha promosso a vescovo di Grantham nel nord est dell’Inghilterra. Oggi è diventato il primo vescovo apertamente gay della chiesa d’Inghilterra e in un’intervista rilasciata al Guardian ha spiegato: “Non è stata una mia decisione quella di fare pubblicamente coming out, le persone sanno benissimo che sono gay ma non è di certo questa la prima cosa che dico alla gente. La sessualità è una parte di me ma preferisco di gran lunga concentrarmi sui miei doveri e sul mio ministero”.
In una nota stampa, Justin Welby, arcivescovo di Canterbury spiega: “Sono sempre stato a conoscenza del fatto che Chamberlain fosse gay e avesse una lunga e stabile relazione con un uomo. Le ragioni della sua nomina a vescovo sono basate esclusivamente sui suoi meriti e sulle sue capacità dimostrati ampiamente da parroco nella diocesi di Lincoln. Lui vive secondo i canoni previsti per il clero e la sua sessualità è completamente irrilevante, per noi e per il compito che lo abbiamo chiamato a svolgere”.
Il focus della vicenda sta tutto "nel vivere secondo i canoni" rimarcato da Welby.
Da qualche anno, infatti, il matrimonio gay in Gran Bretagna è diventata una realtà ma per i sacerdoti anglicani – cui è concesso di sposarsi – non sembra arrivata l’ora di poter impalmare persone del loro stesso sesso. Già molti fedeli più conservatori hanno espresso riserve nel caso in cui dovesse celebrarsi l'unione tra il prete anglicano e il compagno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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