Primi morti per l'Ebola in Congo. L'Unicef invia aiuti in Liberia

I casi registrati non sarebbero collegati all'epidemia in corso nell'Africa occidentale. Un inglese rimpatriato dalla Sierra Leone

Cittadini liberiani attendono un controllo sanitario a Monrovia
Cittadini liberiani attendono un controllo sanitario a Monrovia

La conferma è arrivata ieri sera, con un comunicato diramato dal ministero della Salute della Repubblica democratica Congo. Il virus Ebola, che ha già causato oltre 1.400 vittime, è presente anche nel Paese dell'Africa centrale, dove le vittime della febbre emorragica confermate sono 2, ma il bilancio potrebbe essere più alto.

Il virus è stato confermato nella provincia di Equateur, nell'area nord-occidentale del Congo, dove il governo ha già disposto una quarantena per prevenire la diffusione. Il focolaio, secondo le autorità, non sarebbe collegato all'epidemia che è in corso in Africa Occidentale, dove ha già colpito duramente Liberia, Sierra Leone, Guinea e in misura minore anche la Nigeria.

Un volo speciale dalla Sierra Leone ha trasportato nel Regno Unito il primo cittadino britannico risultato positivo all'Ebola. Si tratta di un infermiere la cui identità non è stata resa nota e che al momento, secondo un portavoce del Dipartimento della Sanità, "non è malato gravemente".

Sabato un aereo cargo dell'Unicef è atterrato a Monrovia, capitale della Liberia.

A bordo 68 tonnellate di forniture sanitarie e igieniche, inviate per aiutare a combattere la peggiore epidemia di Ebola mai registrata. Nel Paese sono 1.082 i casi di Ebola conteggiati dall'ultimo aggiornamento dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), 624 i morti.

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