Lavorava come operaio in una stamperia Salman Talan, il ragazzo curdo di Novara che un anno fa è andato a combattere in Iraq contro l'isis ed è morto, dopo essere stato colpito da un cecchino sul monte Sinjar. Come riporta La Stampa il 24enne Salam era tutto lavoro, famiglia e amici. Curdo di nazionalitò turca, viveva tra Milano e Trecate, in provincia di Novara. Un anno fa ha deciso di lasciare tutto e andare a combattere. Aveva lasciato una lettera in cui spiegava il suo gesto. Solo poche parole, ma molto significative: "Nessuno mi ha obbligato, vado a combattere contro l'Isis perché la mia famiglia possa scrivere nella sua lingua".
Per un anno nessuno ha più saputo nulla di lui. Poi, alla fine di gennaio, ai familiari è arrivata la notizia della sua morte. Il proiettile esploso da un cecchino sul monte Sinjar gli ha trapassato la testa. Anche un suo amico ha perso la vita.
Ma com'era Salman nella vita normale? Arrivato in Italia giovanissimo con mamma, papà e cinque fratelli, si era dato da fare con diversi tipi di lavoro, fino a quella cooperativa-stamperia in cui si era stabilito. Ogni mattina si svegliava presto e andava a lavorare. Il fratello lo descrive come un ragazzo sensibile: cercava sempre di aiutare chi era in difficoltà, come i rom o gli altri immigrati. La famiglia, gli amici, gli svaghi. Ma non solo questo. Salman aveva mantenuto l'amore per le sue radici, il popolo curdo. Mano a mano che i fondamentalisti islamici hanno preso campo, con l'autoproclamazione dello Stato islamico e le innumerevoli violenze, Salman si è spostato in Germania, raggiungendo altri suoi connazionali. Da lì ha cercato, varie volte, di raggiungere le zone di guerra. Venutolo a sapere i suoi genitori hanno cercato di dissuaderlo. Ma lui ha insistito e alla fine ce l'ha fatta. Partito per la Turchia nel gennaio 2014, ha raggiunto Kandil, zona montagnosa nel nord dell'Iraq. Con i suoi compagni si è poi spostato in Siria. Il suo nome di battaglia era Erdal Welat ("la mia terra").
Dopo un viaggio di un migliaio di km il corpo senza vita di Salman è stato riportato in Turchia, a Pazarcik, sua città natale.
Lì sono state celebrati i funerali. I suoi genitori, rientrati in Italia, hanno portato solo il ricordo e il ritratto del figlio, con il fucile tra le braccia, e il sogno di ridare dignità a un popolo, quello curdo, oppresso da decenni.
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