Mosè contro Mustafà La zuffa tra cani diventa scontro di religione

(...) Episodi di ordinaria amministrazione sul prato di parco Sempione: accade da sempre che i cagnolini più piccoli facciano gli attaccabrighe e poi le prendano di santa ragione da quelli più grandi. Certo, un Mosè contro Mustafà non si era mai visto. Sacre scritture contro mondo musulmano. Davanti al giudice degli animali non si parlerà dell’azzannamento, ma del fatto che il commerciante marocchino, proprietario del piccolo Mustafà, abbia chiesto alla padrona di Mosè di cambiare il nome del suo cane.
Paradossale? Può essere, ma secondo il marocchino un nome del genere ha «un richiamo religioso offensivo» per lui che è musulmano. Più in generale il tribunale dell’Aidaa dovrebbe proibire di far chiamare gli animali domestici con nomi che richiamano così esplicitamente fedi religiose.
«Di gente strana al mondo ce n’è tanta - commenta stupito Lorenzo Croce, presidente dell’Aidaa - ma qui la cosa bizzarra è che si tratta di un cittadino musulmano che si sente offeso per il nome ebraico del cane». In attesa della «sentenza», una cosa è certa: il conflitto di civiltà è arrivato anche nel mondo degli animali.
Religione a parte, i giudici degli animali dovranno tener conto del fatto che i due cani, quando si sono azzuffati, circolavano liberi nel parco senza guinzaglio, a pochi metri dal laghetto delle anatre. Ovviamente se la scena fosse stata vista da un vigilE, nessuno avrebbe levato ai due padroni una multa salata.

Da qui l’appello degli animalisti: «La gente - esorta Croce - impari a tenere al guinzaglio i cani per evitare, in futuro, simili aggressioni in pieno giorno, quando nel parco ci sono anche i bambini. La custodia degli animali è responsabilità di ciascun proprietario, a prescindere dal fatto che sia una persona religiosamente sensibile».

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