Nella «gay street» traffico limitato e steward

Era già stata messa in agenda da venerdì scorso, ma non poteva essere più tempestiva, opportuna. Appena dieci ore dopo il lancio dei petardi nella «gay street» capitolina, a via di San Giovanni in Laterano si è tenuto un incontro tra il delegato per il centro storico Dino Gasperini, quello per la sicurezza Giorgio Ciardi e il presidente di Arcigay Roma Fabrizio Marrazzo, a cui hanno partecipato rappresentanti della sovrintendenza, della polizia municipale, del servizio giardini e dell’ufficio città storica. Subito sono state prese importanti decisioni, che dovrebbero essere operative in fase sperimentale a partire dal mese di ottobre: sarà creata una «mini ztl» dalle 23 alle 3, fascia oraria in cui in zona sarà consentito l’accesso soltanto ai residenti; saranno piazzate fiorerie su tutti i marciapiedi per evitare la sosta delle auto. I cassonetti verranno spostati per motivi di sicurezza, il decoro verrà garantito da alcuni steward e sarà più massiccia la presenza da parte delle forze dell’ordine e di pattuglie della polizia municipale. Che comunque non saranno le uniche a dover tenere gli occhi aperti: è stato trovato un accordo con i titolari dei locali della zona per una vigilanza privata a loro carico, che il Campidoglio compenserà con degli sgravi sul canone di occupazione del suolo pubblico.
Il piano è piaciuto agli omosessuali, «soddisfatti che il Campidoglio abbia messo la questione tra le sue priorità», come fanno sapere dal comitato «gay street». Il dibattito politico, intanto, si è fatto infuocato. Com’era prevedibile, e come è già accaduto in coincidenza delle tre aggressioni precedenti delle ultime due settimane, il centrosinistra ne ha approfittato per cogliere la palla al balzo e dare la colpa al sindaco e alla sua giunta, incapace - questo in sintesi il senso delle loro dichiarazioni - di garantire la sicurezza in città. «Mi sembra chiaro che a Roma si sia ormai superato ogni limite e che la libertà dei cittadini di esprimere i propri gusti e le proprie idee sia gravemente compromessa. C’è un clima di intolleranza verso tutto ciò che si reputa diverso», ha tuonato il segretario del Pd Lazio, Roberto Morassut. Con lui una lunga schiera di interventi targati Pd. Insinuazioni rispedite al mittente da Giordano Tredicine, vice capogruppo del Pdl in consiglio: «Invece di affrettarsi a puntare l’indice, l’opposizione dovrebbe non celare il proprio immobilismo dietro ad accuse irresponsabili».
Sulla stessa lunghezza d’onda le parole di Federico Rocca, consigliere comunale del Pdl, che ha esortato la città a ritrovare unità e compattezza «nel contrastare questi atti e ogni forma di violenza, discriminazione e prevaricazione. A poco servono le polemiche o i tentativi di qualcuno di strumentalizzare la vicenda per meri fini di partito perché questo non sarà utile, tanto meno alla comunità gay». Non ha usato mezzi termini il leader della Destra Francesco Storace: «Quel gesto è diventato il pretesto per sferrare un attacco contro la cosiddetta destra omofoba. Ci siamo rotti le scatole, nessun omosessuale può pensare che a destra ci sia gente pronta a menare le mani per il suo atteggiamento sessuale in nome di un’ideologia».


Ieri sera si è tenuto un presidio nella «gay street» nel corso del quale le organizzazioni di omosessuali hanno chiesto azioni mirate su tutto il territorio e coordinate con le istituzioni locali, politiche culturali che partano dalle scuole e vengano estese a tutte le fasce sociali, oltre ovviamente ad alcuni diritti ritenuti fondamentali. Mentre è stata fissata per il prossimo 23 settembre la fiaccolata bipartisan contro ogni forma di violenza e di intolleranza promossa dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione Lazio.

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