Piazza Duomo nerazzurra: mezzanotte di festa estrema. Raccontano i tifosi che interisti si nasce, è una questione di Dna e di vocazione. Un amore che si trasmette di padre in figlio. Spiegano i tifosi che la loro è una squadra che ti tiene con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto, che ti fa piangere e soffrire. E poi ti ripaga con una vittoria che ha il sapore di un trionfo. Ultima giornata di campionato, l’Inter conquista lo scudetto battendo il Siena e superando la Roma di misura. È il diciottesimo, e Milano si tinge di nerazzurro. Passano pochi minuti da quando l’arbitro suona in campo il fischio di fine partita e piazza del Duomo comincia a sussultare. Ci sono tutti, donne, bambini, anziani, giovani e adulti. Gente che viene da fuori, che ieri mattina all’alba ha preso un aereo dall’altra parte d’Italia pur di essere qui a festeggiare i propri beniamini. Moglie e mariti in giacca e cravatta, ragazzi a torso nudo. Altri che si arrampicano fino in cima ai lampioni davanti alla cattedrale soltanto per sventolare in cielo la bandiera.
Ci sono tutti, persino i cani vestiti con le magliette dell’Inter e la piazza trema sotto i piedi dei tifosi che saltano intonando i cori della vittoria. Aspettano di poter vedere dal vivo i loro eroi, quelli che ai loro occhi hanno compiuto un’impresa, «alla faccia di tutte le cattiverie che sono state dette contro la squadra, dei gufi e degli invidiosi». L’Atm devia alcune linee del tram in città, mentre a Malpensa una folla di tifosi aspetta l’arrivo dei campioni. Ma i giocatori arrivano quando ormai è tardi, salutano il pubblico e una volta in piazza del Duomo salgono sulla terrazza che l’assessorato allo sport ha messo a disposizione e poi si ritirano in albergo. L’aveva fatto capire anche Mourinho a fine partita che i festeggiamenti sarebbero stati brevi, era bastato un gesto delle dita a richiamare velocemente la squadra, come se non ci fosse tempo da perdere. E così è, lo sanno anche i tifosi. «Si devono riposare»,- dice un ragazzo con la bandiera al collo..
In piazza Duomo inizia la lunga attesa per vedere i nerazzurri sfilare, come da copione negli ultimi anni, davanti al sagrato della cattedrale. E iniziano anche i malori, a tarda ora il 118 perderà il conto delle persone ubriache che hanno bisogno dell’aiuto degli infermieri. Sei quelli che invece si sono fatti male cadendo a terra. E attorno alle 22 l’arrivo dell’area con i campioni d’Italia alla Malpensa. I nerazzurri salgono su un pullman che faticherà a uscire e imboccare l’autostrada. Si dispera in Milano di vedere i beniamini prima della mezzanotte. A San Siro devono cambiare mezzo, salire su un bus senza tetto, ma l’autista è ormai così esposto che alle 23.34 entra in piazza ed è festa incontenibile. Non si contano gli striscioni contro le avversarie. I tifosi più accesi li attaccano al mezzo della squadra che fatica a farsi strada: «Milan zero tituli», «Ibra, guarda la tv, la finale la giochiamo noi» fino a uno striscione offensivo verso il capitano della Roma: «Totti, anziché metterti il pollice in bocca, mettiti il medio in c...». I giocatori, in alto, difficilmente se ne sono accorti.
E a passo d’uomo il pullman lascerà la piazza dopo la mezzanotte. L’Inter è attesa nel «suo» albergo vicino a piazzale Lotto per la festa scudetto. Anche lì una folla sterminata in attesa. Da oggi, lunedì, si pensa solo a Madrid.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.