Noi nella storia Non basta vincere ogni 45 anni

di Marcello Zacché
Certo che è difficile adattarsi alla nuova era. Per un tifoso rossonero, diciamo cromosomico, da qualche anno si sono frantumate alcune certezze dello sfottò quotidiano con i cosiddetti «cugini» (il termine sarebbe un altro, ma in questa sede non si può usare). L’ultima di queste è il numero di scudetti: con l’ultimo fanno 18 a 17 per Loro, ed erano ben 18 anni che stavano dietro. Poi c’è lo stadio: una volta San Siro era pieno solo quando giocavamo Noi. Anche in Serie B, a dimostrazione che non era importante vincere scudetti e coppe: a portare il milanista allo stadio era quell’attaccamento ai colori, quella condivisione di anni duri, ingiustizie, scudetti e partite rubate che un’interista non sapeva nemmeno dove stesse di casa. Oggi San Siro, se gioca il Milan e se va bene, è mezzo vuoto. Pur tuttavia Loro non possono ancora parlare, devono continuare a starsene muti. Perché?
Intanto perché come squadra di livello europeo non esistono. Non crederanno mica che basti vincere una Champions ogni 45 anni per entrare nell’empireo del gioco del calcio? In proposito a tutti i rossoneri consiglio l’unico argomento forte e inattaccabile, sicuramente ancora a lungo: di fronte al tentativo di un qualunque bru bru nerazzurro di prendere per i fondelli, non bisogna cascare nella provocazione, tenendo il poveretto a distanza. Basta dirgli che Noi non rivolgiamo la parola a chi ha meno di 5 Champions in bacheca. Viceversa non si è accreditati a parlare di calcio con cognizione di causa.
E poi questa storia dei 5 scudetti di fila è ben strana, non regge, lo capisce anche un bambino che non valgono nulla. Soprattutto quello assegnato a tavolino da un commissario della federazione manifestamente interista: una vergogna che non ha precedenti nella storia del calcio italiano.
Ma Loro restano ridicoli anche perché, per vincere, hanno messo in piedi una squadra di mercenari.

Noi ricorderemo per sempre la difesa degli Invincibili, da Baresi (la maglia numero sei è stata ritirata) a Maldini; da Costacurta a Tassotti: bandiere rossonere. E italiane. Che incarnano quel senso di appartenenza che l’Inter dei mercenari non ha. Non c’è storia in questa Inter. Solo soldi. Non a caso l’unico italiano bravo che c’è lì è Balotelli: un milanista.

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