Non solo jazz per i vent’anni di «Aperitivo»

Da Kristian Jarvi a John McLaughlin, da Dave Holland a Juliette Gréco, solisti ed ensemble in concerto da domani al Manzoni di Milano

Franco Fayenz

da Milano

Da domani ritorna «Aperitivo in Concerto», 13 appuntamenti fino al 13 marzo 2006. Dieci si tengono al Teatro Manzoni di domenica alle 11 del mattino, tre di lunedì alle 21. È la ventunesima edizione dell’importante (e originale) stagione musicale milanese, la nona organizzata dalla direzione artistica di Gianni Gualberto con l’assistenza di Viviana Allocchio.
L’anno scorso «Aperitivo in Concerto» ha celebrato con particolare impegno il proprio ventennale, dedicandosi in modo speciale (forse perfino troppo) al migliore jazz contemporaneo. Il problema di fare ancora meglio nella stagione 2005-2006, un pensiero sempre presente in chi si occupa di manifestazioni culturali e non solo, si presentava quindi più arduo del consueto. «Aperitivo in Concerto» lo ha risolto in modo brillante: ha dato un po’ meno spazio al jazz-jazz e ha accentuato la propria vocazione più autentica, quella di occuparsi del progressivo avvicinarsi fra loro di musiche anche lontane. A ben guardare, è logico che ciò accada, come riflesso della globalizzazione del mondo. Meno logico è che numerose società di concerti trascurino artisti che propongono programmi di questo tipo. Ma l’argomento ci porterebbe troppo lontano e va rimandato.
Invece «Aperitivo in Concerto», nella prossima stagione più che mai, «documenta le vicende della musica ai nostri giorni, facendosi testimone delle espressioni culturali più avanzate, originali e innovative all’interno di una concezione che non prevede steccati stilistici o barriere linguistiche fra le innumerevoli ideazioni musicali oggi esistenti. La vasta molteplicità di codici e di tradizioni culturali che sempre più va allargandosi è stata oggetto di una politica di innovazione, cosmopolitismo e spettacolarità che nelle ultime stagioni ha contribuito a un crescente consenso di pubblico e critica».
Quest’ultimo punto è particolarmente significativo: non si contano più i sold out al Teatro Manzoni, talvolta con molti spettatori che non sono riusciti a entrare, tutto esauriti accaduti però con progetti rigorosi, che mai hanno concesso qualcosa alla ricerca del facile successo.
Veniamo ai concerti. L’apertura di domani è affidata a un complesso tipicamente trasversale come l’Absolute Ensemble diretto da Kristian Jarvi, incaricato di presentare una serie di composizioni di Frank Zappa con la partecipazione di musicisti che collaborarono con lui quali Napoleon Murphy Brock, Mike Keneally e Django Bates. Il 9 ottobre si esibisce il Morelenbaum Cello Samba Trio del violoncellista brasiliano Jacques Morelenbaum. La domenica seguente, 16 ottobre, arriva il grande jazz con il quintetto di Dave Holland, seguito lunedì 24 dal primo concerto serale con Alva Noto e Ryuichi Sakamoto. Domenica 20 novembre sarà proposto un ricordo di Thelonious Monk, assai opportuno in questo momento di attenzione verso l’illustre pianista e compositore, con la Ben Riley Legacy Band; ancora jazz, rivolto alle radici africane, si ascolta il 27 novembre con Roswell Rudd e il suo progetto Malicool. Il 4 dicembre è di scena il liutista israeliano Yoel Ben Simhon con il suo Sultana Ensemble, mentre la sera successiva, lunedì 5, ritorna finalmente a Milano Juliette Gréco.
Il primo concerto del 2006, domenica 15 gennaio, prevede lo straordinario duo del sassofonista Joe Lovano e del pianista Hank Jones.

Il 19 febbraio suona il trio del pianista Steve Kuhn con Eddie Gomez e Billy Drummond. Lunedì sera 13 marzo la stagione si conclude nel modo migliore con il chitarrista John McLaughlin e il suo storico gruppo Shakti, nel quale il jazz-rock si è tinto di musica indiana.

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