Non voleva sposarsi, salva la pakistana rapita

IN INGHILTERRA Sono 1600 l’anno le denunce di chi è obbligato a sposare sconosciuti

Almas potrà sposare chi vuole e quando lo desidera, adesso che il padre-padrone è finito in manette per sequestro di persona. Ieri mattina i carabinieri hanno bloccato la station wagon sulla quale viaggiava tutta la famiglia di immigrati pakistani. Akatar Mahmood, 40 anni, di professione venditore ambulante, aveva rapito la figlia il giorno prima. Stava rientrando da scuola, a Fano, diretta al centro di accoglienza dove la ragazza pakistana di 17 anni ha trovato protezione. In aprile il padre l’aveva mandata in ospedale a suon di botte. Almas era colpevole di amare la vita, di vestire all’occidentale, di essersi addirittura iscritta a Facebook. Del Pakistan e delle sue assurde tradizioni non ne voleva sentir parlare. A 17 anni preferiva divertirsi, come i coetanei del suo nuovo mondo italiano. Il padre, invece, era deciso a riportarla sulla retta via. Per la figlia aveva già combinato un matrimonio, ma lei non voleva saperne. Il rapimento gli deve essere sembrato un atto dovuto. In nome dell’onore e dell’islam avrebbe forzato sua figlia a sposarsi con un pakistano.
A dar man forte al padre-padrone, o comunque non certo a contrastarlo, ci ha pensato la madre. La signora Aslam Mahmood, 37 anni, ha seguito il marito nell’insana avventura. Con lei ha portato il resto della prole: la sorella più piccola, di 14 anni, che impari come funzionano le cose nel mondo pakistano, e il fratello. Il ragazzo, 16 anni, è sospettato di aver aiutato il padre, nella migliore tradizione clanica.
La famiglia pakistana in fuga ha trovato probabilmente ospitalità per la notte vicino a Roma presso altri membri della comunità. Il padre rapitore, convinto di essere nel giusto, non ha nemmeno staccato il cellulare, facilmente intercettato. I carabinieri lo hanno bloccato al volante della Daewoo Chrysler utilizzata per il rapimento alle 7.30 di ieri mattina sulla A14 vicino a Bologna. Almas ha tirato un sospiro di sollievo quando è stata liberata. Il padre è in carcere per il reato di sequestro. La madre è accusata di concorso nel rapimento.
La giovane pakistana in fondo è fortunata. Tante ragazze come lei, che vivevano in grandi città come New York o nella moderna Inghilterra, sono state picchiate, drogate e riportate a forza nella patria d’origine per sposarsi. Una pakistana di 21 anni, ma con la cittadinanza britannica, è stata attirata nella trappola con l’inganno. I parenti le hanno organizzato una vacanza nella terra d’origine. Quando è scesa dall’aereo la cerimonia per le nozze obbligate era già pronta.
La Gran Bretagna si è dotata nel 2008 di una legge contro i matrimoni forzati. Le denunce sono circa 1.600 l’anno e 300 le richieste di rimpatrio dal Pakistan per le spose obbligate con il passaporto britannico. Nella provincia pakistana di Sindh ci sono addirittura dei facilitatori, che mettono in contatto chi vuole «vendere» il matrimonio della propria figlia. Naseebah Bibi, una pakistana della città inglese di Blackburn è stata scoperta nel 2009. Teneva le tre mogli del figlio in stato di schiavitù. L’hanno condannata a sette anni di carcere.
Il problema dei matrimoni forzati riguarda tutte le comunità pakistane all’estero. «Mio padre me l’ha detto chiaro: se fuggi ti ammazzo – racconta Sarah una giovane pakistana scampata all’ingrato destino –. Avevo solo 15 anni e voleva farmi sposare un uomo in Pakistan. Lo avevo già visto brandire un’ascia sotto la gola di mia sorella quando rifiutò il matrimonio forzato».
Per non parlare del famigerato Karo-kari, il delitto d’onore. Secondo le associazioni in difesa dei diritti umani sono stati 4mila i delitti d’onore in Pakistan negli ultimi anni. Molti non perseguiti o spacciati per incidenti e suicidi. In Pakistan è in auge anche il matrimonio obbligato per dirimere una faida. Nell’ottobre 2008 la polizia è intervenuta per bloccare una cerimonia con un centinaio di invitati. I promessi sposi erano Mohammad Waseem, 7 anni e Nisha di 5. Le loro famiglie avevano deciso di mettere fine in questa maniera ad una faida iniziata nel 2000. Per il matrimonio di minori i genitori rischiano solo un mese di carcere e dieci euro di multa.
Molti matrimoni forzati con ragazze che vivono da noi vengono organizzati per far ottenere la cittadinanza europea allo sposo. Non solo: dall’Italia si prende moglie anche per telefono.

Lo ha fatto un pakistano con l’anima gemella rimasta in patria dall’altra parte della cornetta. L’ambasciata italiana a Islamabad aveva osato rifiutare il ricongiungimento familiare, ma secondo una giudice di Milano il matrimonio era valido.

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