Lo stabile sventrato di via Lomellina, coi suoi buchi neri che richiamano la sofferenza e la morte di tante persone, costituisce una ferita aperta non soltanto nellordinato tessuto urbano di Milano, ma anche nella sua coscienza civile. Una città come la nostra non può dimenticare e non può nemmeno sopportare che gli effetti di una sciagura come quella si protraggano troppo nel tempo, condannando decine e decine di famiglie alla precarietà di una vita provvisoria.
Lo stabile di via Lomellina deve risorgere, rivivere, rianimarsi e non si possono aspettare i tempi dei calendari giudiziari e risarcitori, fatalmente lenti, troppo lenti. La città deve fare da sé, attingendo alle sue tradizioni di generosità e di solidarietà. Il soccorso dellamministrazione locale e di altri è scattato subito, un anno fa, e ha impedito che i sopravvissuti allo scoppio provassero la disperazione dei profughi, ma resta tanto da fare. Mancano più di due milioni di euro per ricostruire. Il cuore di Milano vale di più e rende di più, molto di più. Si parla di società aride, di città rinserrate nellinsensibilità e nella separatezza. Milano non è così, non lo è mai stata. È capitato spesso di osservare aiuole ben tenute, perfette nellordine di erba e fiori, e di leggere un cartello: «La manutenzione di questa aiuola è realizzata a cura della banca X o dellazienda Z». Ebbene, lo stabile sventrato di via Lomellina merita più di tante aiuole.
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