Auguri, presidente Napolitano. Auguri dal nostro Giornale che, come tutte le voci dell'opinione pubblica, manifesta la speranza che il supremo magistrato della Repubblica operi nell'interesse dell'intero Paese e non già di una sua parte. Oggi, più ancora che in passato, è indispensabile un capo dello Stato che impieghi tutte le energie per ricomporre un Paese politicamente diviso a metà, economicamente in difficoltà e territorialmente divaricato con il nord operoso che la pensa diversamente dalla maggioranza del Parlamento.
Con l'ascesa al Quirinale della personalità che fino al 1989 è stato un esponente comunista di primissimo piano si chiude una fase che non è stata tra le più limpide dell'ultima stagione. Il risultato elettorale al limite avrebbe richiesto nell'assegnazione delle responsabilità istituzionali una maggiore saggezza politica, ben diversa da quella che ha portato a ripartire le tre presidenze - Repubblica, Senato, Camera - affidandole a tre partiti di un centrosinistra rappresentante a mala pena la metà del paese. E avrebbe richiesto l'accortezza democratica di coinvolgere il centrodestra nella scelta del capo dello Stato consentendogli almeno di pronunziarsi tra una rosa di candidati pur orientati a sinistra.
Ma così non è stato. Oggi tuttavia questa brutta fase deve essere chiusa. Almeno speriamo che così sia considerata anche da chi ha malamente condotto il gioco. Perché è giunto il momento di aprire una fase diversa che deve avere come garante non solo della politica ma dell'intera cittadinanza il nuovo uomo del Quirinale. Un presidente che, indipendentemente dal modo in cui è stato eletto, ha i numeri per assolvere positivamente una tale funzione attenendosi a quello che ormai si chiama lo «stile Ciampi», manifestando cioè la stessa passione ideale, lo stesso rigore personale e analogo distacco politico del presidente uscente.
Non dubitiamo che Giorgio Napolitano saprà essere il presidente di tutti gli italiani, come ha affermato nella primissima dichiarazione. Non dubitiamo che dimenticherà le ragioni per cui il centrosinistra lo ha voluto alla presidenza e abbraccerà il distacco degli arbitri che sanno riconoscere e conciliare, se necessario, le ragioni anche opposte delle parti in gioco nel supremo interesse della democrazia. Non dubitiamo che applicherà bene il principio secondo cui una cosa sono i partiti, i loro interessi e i loro conflitti, e un'altra sono le istituzioni che devono restare neutrali se non vogliono decadere in forza e legittimità. Non dubitiamo che, se vi saranno gravi crisi politiche, tutt'altro che improbabili con gli attuali equilibri instabili, non si insabbierà nei corridoi ma rimetterà il gioco nelle mani dei soli attori sovrani previsti dalla Costituzione, i cittadini, astenendosi dal favorire una parte, anche se fosse quella da cui proviene.
Se non fosse stato per il percorso che lo ha portato al Colle, il presidente Napolitano, per le sue qualità personali e la rigorosa coerenza della sua storia politica e istituzionale, avrebbe costituito una delle migliori scelte che potevano offrirsi ai mille grandi elettori che rappresentano il Paese. Dimenticando il passato, siamo però sicuri che domani, al Quirinale, è un altro giorno.
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