New York - Dice ma non dice. Accenna con velata ironia ma non si pronuncia. Da politico abilissimo, quasi un andreottiano in versione a stelle a strisce, spiega che gay e lesbiche devono avere gli stessi diritti delle altre coppie. Ma si tiene ben alla larga e non prende una posizione esplicita e chiara sulla legge che autorizza il matrimonio tra gay, in discussione in questi giorni nel senato dello Stato di New York.
Tra il pubblico c’è malumore e qualche velata critica. E che pubblico: ben 600 tra gay, lesbiche e bisessuali ieri sera hanno sborsato 1.250 dollari a testa allo Sheraton Hotel di Manhattan, 750mila dollari raccolti in appena un’ora per la campagna elettorale di Obama del 2012. Un fundraising unico nel suo genere, che non ha precedenti nella storia americana, e non ha bisogno di traduzioni: «Lesbian, gay, bisexual, transgender Gala». Ma Obama da consumato politico, per non inimicarsi la maggioranza della middle class e dei moderati americani, i quali sono contro i matrimoni gay, parla per un’ora ma mai e poi mai dice le parole fatidiche: «I am for gay marriage».
Il presidente democratico usa tutto un giro di parole per non scontentare i suoi ascoltatori. Ribadisce il suo sostegno al movimento per i diritti gay, non a caso è sua la legge lo scorso anno che permette ora a gay e lesbiche di indossare l’uniforme militare, mentre prima venivano cacciati dall’esercito. Ma Obama ha evitato di prendere una posizione esplicita sulla questione che in questi giorni sta infiammando tutta New York, con il senato statale che si accinge ad approvare il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Al momento mancano i numeri, i democratici devono convincere 2 o 3 senatori repubblicani e New York sarà il sesto Stato (dopo la California e il Massachusetts) a far sposare le coppie gay con tutto ciò che ne consegue: benefit, pensioni, adozioni e tutti i diritti garantiti dalla costituzione. «Gay marriage, gay marriage!!!», ha gridato a più riprese la folla. «Ho pagato 1.250 dollari per sentirtelo dire», hanno urlato alcuni dei presenti. Obama, imperturbabile, pensando ai moderati e alle elezioni presidenziali del 2012, non ha fatto una piega e ha risposto in politichese: «New York sta facendo esattamente quello che si deve fare nelle democrazie, c’è un dibattito in corso e presto ci sarà una votazione al riguardo», ha detto l’inquilino della Casa Bianca, spiegando che la sua posizione sul matrimonio gay «si sta evolvendo», è cambiata in questi ultimi mesi.
Ma finora, anche a New York di fronte a 600 gay e lesbiche che hanno sborsato 750mila dollari per vederlo da vicino e adorarlo, non ha annunciato ancora di aver cambiato idea riguardo a quanto detto durante la campagna elettorale del 2008, cioè di sostenere le unioni civili. Ma che il matrimonio è solo tra un uomo e una donna. «Da quando sono entrato in politica, addirittura da quando ho ricordi su quanto mi hanno insegnato mia mamma e miei nonni, io credo che discriminare le persone sia male», ha aggiunto Obama. E poi via alla battuta per smorzare i toni e strappare un sorriso a tutti. «Non ho avuto scelta, sono nato così...», ammiccando a una canzone di Lady Gaga (Born this way) e al fatto di essere nato straight, che in americano significa eterosessuale. «Alle Hawaii allora eravamo dei provinciali, non ne sapevamo molto di queste cose...» E giù tutti a ridere.
E subito Obama si è spostato questa volta al Daniel, uno dei più famosi ristoranti di New York (3 stelle Michelin), dove c’erano 70 tra banchieri e broker di Wall Street ad aspettarlo, i quali hanno pagato 35.
800 dollari per cenare assieme al presidente. E poi a Broadway ad assistere a Sister Act, un musical trasformato in una raccolta fondi per spettatori che hanno pagato un prezzo maggiorato per avere il presidente in prima fila.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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