"Offro casa mia per 2mila euro". È il business del Salone del mobile

Decolla la moda di «prestare» l’appartamento a designer e architetti Dopo il caro hotel, ecco come i proprietari si arrangiano in tempo di crisi

Se ne vanno a dormire da amici o parenti per tutta la settimana e subaffittano l’appartamento ai turisti del Salone del mobile. I milanesi si sono inventati un nuovo business «mordi e fuggi». Studenti, professionisti e giovani coppie hanno trovato il modo per fare lo sgambetto alla crisi e racimolare un po’ di soldi - in nero - per rientrare nelle spese.
A volte si fanno veri e propri affari. Con le cifre chieste per una settimana di alloggio, tanti riescono a pagare l’affitto di tutto il mese e perfino qualche bolletta. Una bella convenienza. Che tutto sommato fa comodo anche a chi trascorre la settimana dal 22 al 27 aprile tra eventi, feste, esposizioni ed appuntamenti di lavoro. Sì, perché alloggiare in albergo è proibitivo durante il Salone: una stanza arriva a costare più di 400 euro a notte e i prezzi dei listini salgono puntualmente alle stelle, fino a cinque volte tanto rispetto al resto dell’anno. Cercando una casa da affittare invece si risparmia. I prezzi per bilocali e trilocali variano dai 400 ai duemila euro. Nella maggior parte dei casi si tratta di appartamenti «uso foresteria» o abitati da studenti fuori sede: arredamenti graziosi ma essenziali, senza tanti fronzoli. Ma in certi casi, spulciando tra la miriade di annunci pubblicati sulle bacheche on line, si trovano anche attici extra lusso da affittare a 1.700 euro per una settimana, loft con vista sul Castello Sforzesco, mansarde ristrutturate iper chic a Brera.
Chi abita tra via Savona e via Tortona, cuore degli eventi del fuori Salone, non si fa certo sfuggire l’occasione. Per un trilocale si chiedono anche duemila euro e in una settimana si riesce a guadagnare quanto in un mese di lavoro. «Non è la prima volta che cedo casa mia a qualche turista - racconta Caterina, 37 anni -. Mia sorella lavora in uno studio di arredatori e mi ha messo in contatto con colleghi di Londra che vengono qui per il Salone. In casa non ho oggetti di gran valore, quindi mi fido ciecamente. Io torno per qualche giorno dai miei».
Pietro e Michela hanno già prenotato le vacanze da un pezzo: «Ce ne andiamo al caldo e lasciamo la casa a cinque designer francesi. Non chiediamo una cifra alta, ma possiamo dire che con quei soldi ci paghiamo metà vacanza». Alessandro, libero professionista, non subaffitta il suo appartamento ma fa cambio di casa con una coppia irlandese. «Io vado a stare una settimana da loro a Cork e loro vengono a casa mia perché hanno affari legati al Salone del Mobile». C’è anche chi affitta un posto letto a giovani stranieri a prezzi simbolici, giusto per fare amicizia e scambiare due parole di inglese.
A parte il fai-da-te con il passaparola e gli annunci su internet, esiste anche una rete «istituzionale», realizzata dal Pd, che mette a disposizione degli stranieri e dei turisti case sfitte e stanze a titolo completamente gratuito. Si chiama «Welcome to Mi» ed è una campagna rivolta ai giovani universitari, agli architetti, ai designer e agli arredatori in arrivo per la manifestazione.
E così il Salone del mobile sfata il luogo comune secondo cui la casa è vista come rifugio esclusivo e intoccabile. Sta piuttosto prendendo piede una concezione più europea dell’abitare, più elastica e dinamica.

Questa tendenza trova conferma anche in un’indagine condotta da Renato Mannheimer per conto di Cosmit, secondo cui la disponibilità ad ospitare e ricevere amici a casa cresce nelle grandi città. Per gli anziani invece la casa è un «focolare domestico» inviolabile. L’indagine rivela anche che i cambiamenti nell’arredamento sono pochi, ma esclusivamente «made in Italy».

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