Oratori minacciati dalle baby gang. I preti si trasformano in buttafuori

I bulli fanno incursione nelle parrocchie per rubare portafogli e cellulari .Don Loris: "Devo piazzarmi all’ingresso per controllare chi vuole entrare"

Al Giambellino le baby gang prendono di mira gli oratori. I bulletti si presentano in parrocchia in venti, in trenta, minacciano i ragazzini più piccoli, provocano risse e rubano quel che trovano: cellulari, portafogli, cancelleria, perfino i soldi del prete. Già senza scrupoli a tredici anni o poco più. Arrivano con i jeans a cavallo basso, il cappuccio della felpa alzato e la bomboletta spray in mano, pronti a imbrattare e a lasciare la firma in ogni angolo. E non ne vogliono sapere di partite a pallavolo, calcio balilla e giochi a squadre. Roba da bambini. Loro, cresciuti negli androni dei palazzi popolari, stanno fuori dagli schemi. I preti non sanno più come gestire l’emergenza. In tanti casi sono costretti a improvvisarsi buttafuori all’ingresso dell’oratorio per impedire che gli «spacca-tutto» entrino nel cortile della parrocchia a seminare il terrore. Un oratorio ha perfino deciso di rimanere «chiuso per bulli» per un paio di settimane. Le mamme cominciano a portare i propri bambini in parrocchia un po’ meno volentieri: va bene il catechismo, va bene il torneo di calcetto, ma il sabato e la domenica ci pensano due volte prima di accompagnarli a giocare dai preti. «Spesso - racconta Don Loris Giacomelli, della parrocchia di San Benedetto, in via Caterina da Forlì - devo stare fuori dall’oratorio per controllare chi entra. Respingo a malincuore questi gruppi di ragazzini violenti. Vorrei poterli coinvolgere nelle attività dell’oratorio, ma al momento è difficile, non ci sono gli strumenti per farlo».
I don del quartiere, in cui ci sono in tutto sette oratori, non si danno per vinti. Va contro i loro principi chiudere la porta in faccia ai ragazzini più «difficili» della zona. Per questo, in collaborazione con la cooperativa Cardarelli, stanno studiando qualche progetto di integrazione. Ad esempio creando, all’interno dell’oratorio, uno spazio per i graffiti sui muri. «Il recupero di questi ragazzi - aggiunge don Loris - richiede un lavoro molto lungo. È una scommessa, l’esito non è garantito, ma noi ci proviamo».
Nei mesi scorsi i sacerdoti hanno chiesto tante volte l’intervento della polizia. All’oratorio della parrocchia di via San Murialdo è stato anche appeso un cartello con tutti i numeri di telefono delle forze dell’ordine da chiamare in caso di furti. «Ma questi sono solo soluzioni tampone». Non basta che i poliziotti in divisa vadano ogni tanto a bere il caffè in oratorio per scoraggiare le incursioni delle baby gang. In questo modo si crea solo un clima di terrore. Ci vuole qualcosa di più, anche per mettere fine una volta per tutte alle minacce ai compagni all’uscita delle scuole. «Siamo contrari al buonismo a tutti i costi - spiegano i sacerdoti - ma quegli adolescenti vanno recuperati». Per ora i pestaggi sono all’ordine della settimana. Le bande, composte da italiani e stranieri, accerchiano i coetanei nei cortili per rubare i Pod e telefonini. «Siamo in emergenza - si allerta Massimo Girtanner, presidente di zona - Non è possibile andare avanti così». Soprattutto se a finire nel mirino sono «zone franche» come gli oratori, dove i principi di amicizia e di altruismo non dovrebbero essere messi in discussione. Nel quartiere tutti sanno chi sono i capi sbarbati delle baby gang.

In qualche bar raccontano di aver visto i ragazzini minacciare bambini più piccoli e costringerli a immergere la testa nell’acqua gelata. Giochi stupidi, scorribande in motorino, scippi. Anche a Bande Nere e al Primaticcio le cricche stanno rendendo impossibile la vita di quartieri già difficili.

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