La Oxa «a cappella» nella Basilica di San Marco l’ultima sfida della cantante dai mille volti

«Io sono il limite di chi cerca la terra/ io sono il limite di chi mi tocca/ io sono l'antipatica e la bella/ io sono il mio processo ad ogni passo». Quando Anna Oxa, nel 2006, davanti al pubblico sanremese portò la canzone «Processo a me stessa» scritta da Pasquale Panella (poeta e paroliere romano, collaboratore dell’ultimo Battisti), la “svolta” era già iniziata da tempo.
Ma forse, quando si nasce a Bari da madre italiana e padre albanese musulmano, e con un cognome impegnativo da ritoccare (il suo vero congnome, Hoxha, era lo stesso del dittatore rosso d’oltre Adriatico Hoxha Enver), qualcosa di diverso lo si porta dentro. E su quella sua diversità - carattere schivo, imprevedibile, portamento altero, sensualità androgina dai lineamenti esotici – lei, l’«antipatica e la bella», vincitrice di due Festival di Saneremo nell’89 e nel ’99, ha costruito trent’anni di carriera.
Trent’anni di successi, mille volti, e una sola voce: nitida, intensa, versatile. La stessa che stasera, alle 21, la guiderà davanti al pubblico milanese, alla basilica di San Marco. Con il concerto dal vivo «Nel cuore della voce» che chiude il festival canoro «Musica dei cieli» (promosso dalla Provincia e dall'Arcidiocesi di Milano) la Oxa si esibirà con una formazione di 16 cantanti, senza accompagnamento strumentale e un repertorio che spazia dall’etnico al classico melodico.
L’ennesima metamorfosi di una cantante che alle tante, repentine bizzarrie ci aveva ormai abituati: Anna punk dal trucco marcato, Anna-angelo dal viso etereo, Anna pop dal capello platino, Anna dark dal look austero. Eppure, quando nel febbraio 2006 in abito scuro e chioma corvina si esibì sul palco dell’Ariston, e dopo l’eliminazione del brano in gara (che però, quello stesso anno, le valse il Disco d’Oro) si ritirò nella «clausura» del suo impenetrabile entourage, scortata dalla 24enne guardia del corpo Marco Sansonetti che da lì a poco sarebbe diventato il suo quarto marito, la svolta «etno-mistica», culminata nella conversione al buddismo, lasciò tutti di stucco: pubblico, fans, stampa, critica.
E lei, incurante del gossip e delle polemiche, replicò: «I cambiamenti arricchiscono, e la gente ha sempre dimostrato di comprenderli. Io offro me stessa, lavoro su progetti musicali che non sono mai di maniera. Poi tendo la mano a chi ascolta, e il pubblico può sempre scegliere se afferrarla e seguirmi nel percorso».
Percorso che proseguirà stasera a Milano, nella basilica di San Marco.

Dal vivo l’artista, accompagnata dal coro dei Senza Tempo, interpreterà i brani del suo repertorio recente («Processo a me stessa» e un’introduzione inedita scritta con Panella) e melodie etniche e classiche: da Peter Gabriel (“In your Eyes”) a Dulce Pontes (“Ondeia”) a una suite di mantra tibetani.

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