Paradisi fiscali: miti infranti

C’è un senso di deflagrazione nell’indagine dell’Agenzia delle Entrate sull’ipotesi di evasione fiscale nell’eredità Agnelli. Inviolabilità violata. Pensiamoci bene: di cosa si sta parlando? Di qualcosa di impensabile fino a qualche tempo fa, e di certo improponibile fino al 24 gennaio del 2004, cioè con l’Avvocato Giovanni Agnelli in vita.

Stiamo parlando del sospetto, finito su tutti i mezzi di comunicazione, che gli Agnelli non pagassero fino in fondo le tasse, non rispettassero tutte le leggi, nascondessero all’estero patrimoni stillati forse ai loro soci o nella peggiore ipotesi a tutti quegli italiani che, invece, le tasse le pagano. Quegli stessi cittadini che, sempre attraverso il meccanismo delle loro imposte, tante volte hanno dovuto, volenti o nolenti, sostenere la Fiat con la cassa integrazione. Che altro non è che pagare gli operai con i soldi dello Stato. Ma non è solo questo il punto: la Fiat, in fin dei conti, è sospettata da almeno quarant’anni di privatizzare gli utili e pubblicizzare le perdite, sia da destra, sia da sinistra. Ma che sui profitti finali della famiglia Agnelli nemmeno si pagassero fino in fondo tutte le imposte dovute sarebbe un po’ seccante.

Seccante e incredibile: possibile che una delle più ricche famiglie al mondo abbia fatto ricorso a questi mezzucci, qualunque fosse lo scopo finale? Eppure a generare questa indagine del Fisco su una presunta evasione di uno o più miliardi non è stato un pm d’assalto. Bensì la signora Margherita Agnelli in de Pahlen, figlia primogenita di Gianni Agnelli. Non l’ultima arrivata. È Margherita che, reclamando il rendiconto dell’eredità del padre, ha ipotizzato l’esistenza di un tesoro accumulato illegalmente all’estero, citando in giudizio la madre insieme con i più fedeli collaboratori di suo papà.

Chissà se si rendeva conto, in quel mentre, che l’Avvocato, figura unica del nostro secolo breve, uomo dai modi tanto sorprendenti quanto eleganti, impossibile da replicare se non al prezzo di precipitare nel ridicolo, l’Avvocato, così, rischiava di scomparire. Mischiato tra la folla del popolino, la massa informe dell’espediente italiano. L’imprenditore che evade un po’ piuttosto che il commerciante che fa qualche scontrino di meno.

E, salendo via via la scala, il bilancio societario non proprio veritiero, il fondo di cassa non esattamente in chiaro, il bonifico estero su estero. Senza vergogna, come tutti, per altro. C’è veramente da sperare che non sia vero.

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