Partita sospesa 5’ Contestazione a suon di petardi: a Torino è così

Torino Conta qualcosa che Guidolin abbia per la prima volta in carriera vinto a Torino contro la Juve? Poco o nulla. Conta qualcosa che Milan-Juve di domenica prossima sarà un'amichevole di lusso e basta, visto che entrambe le squadre non potranno né migliorare né peggiorare la loro attuale classifica? Idem come sopra.
Quel che deve contare di più nell'ennesima domenica di follia collettiva vissuta allo stadio Olimpico di Torino è che Juve-Parma sia stata sospesa per cinque minuti abbondanti, intorno al 25' del primo tempo: il punteggio era sull'1-1 ma in campo non era successo nulla che potesse scatenare la rabbia dei soliti pseudo-tifosi. Eppure, da un momento all'altro, via con petardi che assomigliavano a tante piccole ma pericolosissime bombe carta: lo scenario era quello della curva Nord, occupata come al solito dal gruppo dei Viking (un tifoso bianconero è stato arrestato). Più o meno di fianco a loro, non vicinissimi ma nemmeno troppo lontani, i tifosi del Parma: che hanno cominciato a essere bersagliati e presi di mira proprio dal lancio di petardi, ricambiando poi il favore. L'arbitro Romeo ha prima fatto finta di nulla ma poi, dopo che la panchina emiliana aveva sollecitato il quarto uomo a intervenire, non ha potuto esimersi dal sospendere momentaneamente il match: a quel punto Del Piero e Morrone, i due capitani, sono andati a parlare con i rispettivi tifosi invitandoli a smetterla, pena l'interruzione definitiva della partita. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, va detto che l'impresa è riuscita.
Resta l'assurdità di quanto accaduto, certo non per la prima volta: un paio di settimane fa, contro il Bari, le scene erano state forse anche peggiori e le due fazioni se le erano poi date di santa ragione durante l'intervallo nell'antistadio. Del resto, con il servizio interno affidato ai soli steward (ovviamente disarmati e dotati di un semplice caschetto protettivo) e le forze dell'ordine presenti solo all'esterno dell'impianto, gli spalti sono diventati pascolo per chiunque voglia dare il peggio di sé. E poco importa se parte dello stadio (ogni tanto) si dissocia, fischiando e magari insultando chi è lì solo per fare sfoggio della propria non cultura: chi ci rimette è il semplice appassionato. «Non è normale lanciare petardi, siamo rimasti sorpresi - ha detto alla fine Del Piero - e per questo siamo andati sotto la curva». Massima diplomazia, per non urtare la suscettibilità di nessuno e condurre in porto la giornata.
Del resto, sono mesi che a Torino si vivono pomeriggi così: la contestazione nei confronti della società è stata spesso durissima (insulti per tutti anche ieri, Bettega escluso) e certe manifestazioni di violenza vanno interpretate come un modo per mettere pressione a Blanc e compagnia. Il tifo si è fatto sempre più cattivo: contro tutto e contro tutti, avversari ma anche juventini non graditi.

E lo striscione «Totti uno di noi»: introdurvi petardi - di dimensioni minime, ma evidentemente pericolosi - è un giochetto da ragazzi, lanciarli verso chiunque capiti a tiro anche presente in curva Sud non inneggiava certo alle doti tecniche del Pupone, quanto ai calcioni rifilati dallo stesso mercoledì sera a Balotelli: così va il calcio.

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